27/02/2012
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di Michela Kuan, biologa, responsabile LAV settore Vivisezione

L’opinione pubblica conferma, ancora una volta, l’interesse e la contrarietà verso la sperimentazione animale. I fari sono puntati sulla
Harlan, uno stabulario che alleva e fornisce animali da vivisezione.
Il carico, per questa tristemente famosa struttura, è di ben 900 macachi, primati che arrivano direttamente dalla Cina anche se l'origine di molti esemplari, pare, sia da ricondurre alle isole Seychelles e Mauritius, dove sono stati prelevati in natura e costretti in anguste scatole per voli interminabili, al termine dei quali arrivano in fin di vita e sotto shock continuando il viaggio verso la loro destinazione finale dalla quale usciranno solo come carcasse e catalogati come rifiuti speciali.
Un commercio noto per l’Italia e l’Europa che da sempre utilizzano, purtroppo, scimmie nei laboratori. In Italia il ricorso ai primati è anzi addirittura in aumento (come segnalano le statistiche del Ministero della Salute per il biennio 2008-2009).
La LAV da anni denuncia
questo inaccettabile traffico di vite, dove centinaia di migliaia di scimmie vengono prelevate e caricate in piccole scatole nelle stive di aerei e spedite ai laboratori di tutto il mondo. Un traffico ignobile che impoverisce la fauna già fortemente a rischio di Stati economicamente deboli e sovvenziona spesso fenomeni di caccia illegale e cruenta.
Le madri vengono catturate per diventare fattrici di cuccioli prodotti “in serie” e i piccoli spediti direttamente ai laboratori, soprattutto in Europa e negli U.S.A. La sperimentazione su queste specie, di cui è stata riconosciuta la stretta vicinanza genetica e comportamentale con l’uomo, è particolarmente invasiva, vengono spesso usate per investigazioni neurologiche, procedure sul dolore e studi di malattie come l’AIDS, nonostante non ci siano evidenze scientifiche che ne dimostrino l’utilità.
Ciò che lascia amaramente stupiti è la portata del carico, 900 animali in viaggio verso la Harlan.
Un numero che andrebbe letto prendendo in considerazione anche il cambiamento legislativo che stiamo vivendo: infatti l’articolo 14 del Disegno di Legge Comunitaria 2011, a un passo dalla sua totale approvazione, prevede anche il divieto di allevamento di cani, gatti e primati su suolo nazionale. Un articolo che colpisce duramente gli interessi di stabilimenti come Green Hill e la Harlan, che potrebbero aver anticipato “gli ordini” per paura dei vincoli legali che stanno per essere introdotti.