mercoledì 16 novembre 2011

Sicilia: bandite dalle scuole le bibite gassate

I distributori automatici delle scuole di ogni ordine e grado della Sicilia dispenseranno solo succhi di frutta e spremute fresche di agrumi. Lo prevede una nuova norma contro l’obesità infantile, inserita in un disegno di legge della Regione Sicilia sulle misure a sostegno delle imprese agricole.

di Lucia Russo - 14 Novembre 2011

L'Assemblea regionale siciliana ha appena approvato una legge che prevede la distribuzione negli istituti scolastici di bevande esclusivamente di frutta 'siciliana'. Sarà vietata la "somministrazione di bibite gassate di ogni tipologia".
“Nelle scuole di ogni ordine e grado ubicate nel territorio della Regione siciliana, allo scopo di contrastare la crescente obesità giovanile - si legge nel testo di legge - è autorizzata la somministrazione presso i distributori automatici di spremuta di arance fresche, confezioni di frutta fresca tagliata e altre produzioni ortofrutticole siciliane”.

bibite gassateLa norma in argomento fa parte di un disegno di legge che contiene misure a sostegno delle imprese agricole e della pesca. È stata presentata a proposito di un nuovo e preoccupante dato italiano: la crescente incidenza dell’obesità nel nostro paese, riguardante anche i bambini. Oltre il 30% dei bambini italiani intorno ai 10 anni risulta lontano dal proprio peso forma.

La messa al bando nell’isola delle bibite gassate nelle scuole rappresenta una prima misura per correggere il consumo di cibo spazzatura e riportare alle abitudini della dieta mediterranea: spremuta di arance fresche, frutta fresca tagliata e altre produzioni ortofrutticole. Bisognerà probabilmente aspettarsi delle resistenze da parte dei più giovani al cambio di abitudini (nulla vieterà loro di portare a scuola bevande lattine da casa) e anche dalle multinazionali del settore.
Per quanto la svolta al consumo di prodotti a chilometro zero in agricoltura sia genericamente auspicata da tempo in tutto il Paese, va da sé che la norma contiene anche una spinta alla promozione dei prodotti locali in un momento in cui il comparto agricolo e ortofrutticolo è in grave difficoltà. Il consumo di succhi di frutta e spremute di agrumi nella forma del prodotto conservato, in Sicilia ha finora trovato delle difficoltà di radicamento. Paradossalmente è stato il mercato estero, tra cui quello tedesco, ad assorbire in passato quote significative di frutta e agrumi da trasformare in succhi e spremute.

La norma è quindi un sì della Regione all’invito espresso dalla Coldiretti alla valorizzazione delle produzioni uniche certificate – Dop e Igp – su cui scommettere d’ora in poi. Ci sarà anche da capire se e come si avrà la certezza che il prodotto sia realmente d’origine locale e non semplicemente ivi commercializzato o trasformato, ovvero evitare il mercato dei falsi prodotti che ogni anno costa milioni agli imprenditori agricoli e froda i consumatori.

martedì 15 novembre 2011

Riso cinese my way

Chef: data: 22.10.11 in Ricette etniche

Il piatto che voglio presentarvi è la versione veganizzata del riso che mi preparava sempre mia mamma quando ero piccola, e che lei chiamava riso cinese per il senplice fatto che l’aveva preparato seguando le istruzioni di un libro di ricette cinesi. Lo adoravo, ma non mi manca per il semplice fatto che sono riuscita a riprodurlo senza alcun derivato animale…. con un certa soddisfazione. Vi assicuro che è una goduria. Scusate la foto ma era sera, la macchina fotografica mi si è imballata proprio quando serviva, e sono riuscita a fare solo due foto senza nemmeno vedere il risultato… che è pessimo.


Ingredienti (per 1 persona):
80 g di riso integrale
piselli (io ho usato i fagioli azuki verdi perché li avevo pronti in frigo)
granulato di soia
1 piccola farifrittata con farina di ceci
lievito alimentare
1 cipolla
2 cucchiaini di curry
prezzemolo
succo di limone
olio evo  (olio d'oliva extra vergine)  
premezzolo

lunedì 14 novembre 2011

Consumi. Come difendersi dall'obsolescenza programmata

comprar tirar comprar


Il nostro sistema economico ha bisogno di stimolare continuamente i bisogni dei consumatori affinché acquistino con ritmi sempre crescenti. Quando non è possibile indurre la sostituzione di un bene attraverso mode, pubblicità e strategie di marketing mirate, si fa in modo che sia il prodotto stesso a 'scadere', rompendosi e diventando inutilizzabile. Come difendersi dall'obsolescenza programmata.

 

di Francesco Bevilacqua - 11 Novembre 2011 www.ilcambiamento.it 

 

La prima definizione che il vocabolario dà del termine 'obsolescenza' è “svalutazione economica di un bene o di uno strumento di produzione derivante dal progresso scientifico e tecnologico che ne fa immettere continuamente sul mercato di nuovi e più sofisticati”. Pensate un attimo a un oggetto – un cellulare, un paio di scarpe, una padella o uno scooter che usate nella vita di tutti i giorni e verificate se la spiegazione del dizionario è corrispondente alla realtà. Davvero lo sostituite solo quando viene superato da un modello nuovo, con più funzioni, realizzato con materiali migliori, più avanzato? Probabilmente no.
Si avvicina di più al vero la seconda definizione che viene fornita:
“perdita di competitività sul mercato da parte di un prodotto”.
La domanda dunque sorge spontanea: cosa determinata la perdita di competitività di un prodotto? Il superamento della sua tecnologia o del suo design, l’avvento di nuove mode e nuove tendenze, il cambiamento delle esigenze che esso deve soddisfare, la modifica di leggi e normative che ne regolano l’uso?
Sono diversi i fattori che rendono obsoleto un bene e molti di essi possono essere pilotati, cioè prestabiliti da qualcuno che ha interesse a determinare con buona precisione la durata della vita di un bene. Eccoci così giunti al concetto chiave, che può essere riassunto in due semplici parole: obsolescenza programmata, anche se oggi designer, progettisti e pubblicitari preferiscono usare il più elegante 'ciclo di vita del prodotto'.
Chi riesce a isolarsi, quantomeno parzialmente, dall’assordante richiamo del consumismo e dalla frenesia dello shopping, ha già probabilmente acquisito la capacità di distinguere quando un bene diventa realmente inutilizzabile e quando invece il suo avvicendamento in favore di un sostituto più nuovo e accattivante è una semplice operazione di marketing. 

sabato 12 novembre 2011

Minifrittelle di ceci

Chef: data: 28.07.11 in Stuzzichini golosi


Ma quanto è versatile la farina di ceci!!!


Ingredienti:
1 tazza di farina di ceci
sale q.b.
birra chiara e fredda qb
olio extra  vergine di oliva

Procedimento:
Si prepara la pastella con la farina, la birra e il sale. La consistenza e una pastella moolto soda, non deve colare dal cucchiaio quando la versate. Lasciatela riposare in frigo per 1 ora almeno. Nella padella antiaderente (ho usato quella in ceramica), si scalda l’olio (a coprire come se fosse per una frittata) si versa la pastella a cucchiate, si fa cuocere per 1 min circa e poi si girano. Maneggiatele con delicatezza perchè sono abbastanza fragili quando sono calde. Servire tiepide.

venerdì 11 novembre 2011

Piante mangia smog e anti-inquinamento

Diverse ricerche scientifiche dimostrano l’efficacia delle piante nel depurare l’aria da sostanze tossiche per l’organismo, quali la formaldeide, lo xilene o il benzene, presenti in tutti gli ambienti domestici, in ufficio, nelle scuole e nei locali pubblici a causa dell'evaporazione dei solventi contenuti in pitture, vernici, adesivi, detergenti, stampanti laser e fotocopiatrici. Non solo, alcune piante sono addirittura in grado di ridurre gli effetti dello smog.

 di Lucia cuffaro www.terranauta.it

Vernici e colle dei mobili in truciolato, detersivi, fumo di sigaretta, inchiostro delle stampanti e materiali edili sono solo alcune delle fonti che, rilasciando fattori tossici, avvelenano l’aria che respiriamo. L’inalazione di queste sostanze può comportare problemi alla salute noti come “sindrome dell’edificio malato” o Sick Building Syndrome (SBS), provocando allergie, cefalee, affaticamento e fastidi alle vie respiratorie. Un problema ancor più consistente se consideriamo il grado di isolamento (materiali coibenti, doppi e tripli vetri, ecc.) che caratterizza le abitazioni moderne.

La buona notizia è che alcune varietà di piante (in misura di circa 1 ogni 10 mq) sono in grado di catturare anche l'80% dell'inquinamento presente all'interno delle case e degli uffici, rilasciando al contempo umidità e ossigeno. Questo perché i fattori tossici presenti nell’aria sono assorbiti dalle foglie attraverso minuscole aperture dette stomi. Grazie a questo processo di metabolismo vegetale, i metalli e gli altri elementi tossici vengono resi inerti, metabolizzate e immagazzinate nelle pareti cellulari.
Una capacità scoperta quasi per caso: negli anni Sessanta alcuni ricercatori della Nasa (l'Ente aerospaziale Usa) stavano sperimentando soluzioni per smaltire l'anidride carbonica nelle navicelle spaziali e scoprirono che alcuni vegetali riuscivano ad assorbire molte altre sostanze nocive.
Recentemente i risultati delle ricerche italiane che pongono l’accento sull'importanza delle piante come strumento anti-inquinamento sono stati diffusi nel corso del convegno “Verde e ambiente, un binomio di ampio respiro” organizzato dall’associazione Promogiardinaggio , che si è tenuto lo scorso 23 marzo a Milano. Il congresso, moderato da Paolo Ricotti, docente dell’Università Milano-Bicocca e presidente di Planet Life Economy Foundation, si è avvalso dei contributi scientifici di esperti nel settore come Nelson Marmiroli, docente dell’Università di Parma, Giorgio Celli dell’Università di Bologna, l’architetto Paolo De Martin di CasaClima e Francesca Rapparini, del CNR Istituto di Biometeorologia di Bologna.
“Studi condotti su cinquanta tra le principali piante da appartamento, per testarne la capacità di assorbimento degli inquinanti presenti negli ambienti chiusi, hanno dimostrato che alcune riescono a eliminare sostanze tossiche per l’organismo, quali la formaldeide, lo xilene o il benzene, contenuti nei materiali per l’edilizia e l’arredamento - spiega Francesca Rapparini (f.rapparini@ibimet.cnr.it) ricercatrice nella sezione di Bologna dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Consiglio nazionale delle ricerche - le più efficaci, sono la dracena, il filodendro, lo spatifillo e la gerbera, che assorbono più dell’80 per cento di inquinanti indoor. Attive, anche l’aloe, il ciclamino, la begonia e la stella di Natale.“Si tratta di specie contraddistinte da due importanti caratteristiche: hanno foglie a superficie larga, in grado quindi di assorbire le polveri sottili e non rilasciano terpeni, elementi dai quali dipende il profumo, ma che reagiscono con gli inquinanti emessi dalle automobili, formando ozono troposferico, dannoso per l’uomo e per l’ambiente” prosegue la ricercatrice dell’Ibimet-Cnr.
Anche negli spazi aperti come giardini o strade cittadine, le piante contribuiscono a ridurre gli effetti dello smog assimilando monossido di carbonio, anidrite solforosa, biossido d’azoto e polveri sottili e attenuando il rumore del traffico, come dimostrato da uno studio realizzato da ricercatori della Warnell School of Forestry and Natural Resources, in Georgia, in cui è emersa la capacità di un viale alberato di abbattere il 60% dello smog prodotto dalle auto che lo percorrono.

Le specie più indicate per depurare l’aria in città sono i platani, i tigli, i pini, le acacie, i cedri, i lecci, le palme, e alberi da siepe come il lauro, il pitosforo e il ligustro.
 
Nell’elenco che segue sono indicate alcune delle principali piante “mangia smog” da appartamento e le sostanze nocive che ciascuna di esse è in grado di assorbire:
ficu benjamina benzene
Il Ficus benjamina
Felce di Boston: efficace per assorbire l’inquinamento da formaldeide 
Edera: assorbe efficacemente tricloroetilene e benzene











Clorofito



Clorofito: elimina dall’aria formaldeide e monossido di carbonio










Spatifillo: assorbe tricloroetilene, formaldeide e benzene
Pothos: utile per la depurazione dalla formaldeide e dal fumo di sigarette
Aloe: efficace per assorbire l’inquinamento da tricloroetilene
Sansevieria: assorbe fattori tossici e combatte l’effetto delle radiazioni elettromagnetiche
Dieffenbachia: efficace per assorbire l’inquinamento da xylene e toluene
Croton: elimina dall’aria formaldeide e monossido di carbonio
Dracena: efficace per assorbire benzene, tricloroetilene e toluene


Anturio rosso
Anturio: assorbe l’inquinamento da benzene e formaldeide
Stella di Natale: efficace per combattere l’inquinamento da benzene
Ficus benjamina: assorbe formaldeide e benzene, attivo anche contro il fumo di sigaretta








Pianta del pane americana - Monstera

Monstera: efficace per assorbire formaldeide e benzene














Kalanchoe, originaria del Madagascar
Kalanchoe: assorbe fattori tossici e combatte l’effetto delle radiazioni elettromagnetiche

giovedì 10 novembre 2011

Crackers alla zucca

il sito delle ricette vegane

Chef: data: 28.08.11 in Stuzzichini golosi



Ingredienti:
mix di farine Bio: farina integrale di farro, farina integrale di frumento, farina di kamut, farina di soia
polpa di zucca ben cotta
spezie a volontà (origano, maggiorana, basilico, timo, erba cipollina, aglio, prezzemolo, cipolla, finocchio)
1 bustina di lievito secco vitavegan  
Procedimento:
Lessare la zucca in acqua bollente o utilizzare il microonde, come ho fatto io, alla massima potenza per circa 15 minuti. Una volta cotta la zucca, farla raffreddare per bene, magari in frigo per velocizzare i tempi. E’ importante che sia fredda altrimenti non si riesce ad impastare!!!  Fatto questo prendere una ciotola e mettere il mix di farine (io non le ho pesate perchè avevo un pò di avanzi qua e là, comunque vi regolate a seconda della consistenza della zucca e di quanto ne avete cotta!!), il lievito, le spezie a piacere e la zucca, quindi cominciare ad impastare. La consistenza della massa non verrà mai troppo dura per via della zucca che comunque contiene acqua. Fatto questo, mettere a riposare il tutto per un paio d’ore in un luogo ben caldo e in questi giorni, non ci sono problemi in tal senso!!!! Una volta lievitata, riprendere la massa e se necessario, aggiungere altra farina se l’impasto risulta troppo molle da lavorare. Quindi su un piano ben infarinato o su carta forno, stendere la massa con l’aiuto di un matterello rendendola più sottile possibile. A questo punto con una rotellina (quella che si usa per i ravioli) tagliare i crackers nella forma che più si preferisce e fare su di essi dei piccoli fori con la forchetta. Se volete potete mettere del sale, io l’ho omesso per via della presenza delle spezie che già danno sapore consistente ai crackers. Disporli su una teglia rivestita di carta forno e infornarli a forno caldo per 10\15 minuti ad una temperatura di 180° stando attenti perchè cuociono molto in fretta…però, più sono croccanti, è meglio è!!!!
Prima di infornarli ho spennellato i crackers con del succo di limone perchè mi piace molto l’aroma che sprigiona, ma ovviamente è un passaggio facoltativo. I crackers sono stati un successo e perfino i miei li hanno apprezzati. Erano croccanti al punto giusto e il sapore della zucca mischiato alle spezie lascia un retrogusto davvero interessante. Possono essere usati come aperitivo, magari con del vegrino spalmato e con delle verdure grigliate… lascio a voi la fantasia!!!! Ciao, un bacio a tutti!!! I cracker a distanza ravvicinata:



mercoledì 9 novembre 2011

Peperoncini ripieni ai ceci

Non ci avevo mai pensato! Essendo vegetariana non ho mai potuto mangiare i peperoncini ripieni, perchè o si riempiono con alici o con tonno. Chi è abituato a fare l'hummus (crema di ceci) saprà cos'è la tahin o taina, ovvero sesamo macinato e olio.Si trova nei negozi di alimentari etnici (medioriente e nord Africa) oppure nei negozi biologici. Praticamente sono peperoncini ripieni di hummus!!!

Finalmente un'alternativa!!!
Chef: data: 11.08.11 in Stuzzichini golosi

Ingredienti:
1 kg di peperoncini piccanti
2 lattine di ceci cotti (se avete tempo fateli cuocere voi, ovviamente sarebbe meglio ma io sono pigrissima)
2 cucchiai generosi di tahin
1 limone non trattato
2 cucchiai di capperi
olio evo
sale
1 litro di vino bianco
1 litro di aceto di vino
1 litro di olio di semi di girasole


Procedimento:
Per prima cosa bisogna mettete i guanti, poi lavate i peperoncini, tagliate con un coltellino affilato la parte superiore con il gambo e svuotateli dei semini, poi metteteli a testa in giù ad asciugare su un canovaccio. Devono essere perfettamente asciutti, quindi prendetevela comoda, magari preparateli la mattina per cuocerli al pomeriggio. Mettete in una pentola capiente l’aceto ed il vino, niente acqua altrimenti poi potrebbero esserci problemi nella conservazione, e sbollentate  i peperoncini (io l’ho fatto in 2 volte) per 5/10 minuti, a seconda di quanto li volete croccanti. Vi consiglio di tirarne fuori uno e provare a punzecchiarlo con uno stuzzicadenti: lo stecchino non deve affondare nella polpa ma deve riuscire a scalfire la superficie. Poi vanno fatti asciugare e raffreddare ancora nel canovaccio. Nel frattempo preparate il ripieno di ceci. Preparate una versione senza aglio, ma con capperi del famoso hummus, frullando i ceci, il tahin, i capperi e aggiungendo il succo del limone e un po’ di olio evo. Il sale aggiungetelo alla fine, dopo aver già amalgamato il tutto, se serve. La crema deve essere morbida abbastanza per passare attraverso una tasca da pasticciere (o un sacchetto per alimenti in cui farete un taglietto in un angolo), ma non troppo liquida… se serve comunque aggiungete un pochina d’acqua.
Alla fine viene la parte divertente, quella dove si sporca tutta la cucina :-) Mettete il ripieno nella tasca da pasticciere e spremetelo dentro i peperoncini, poi con calma cercate di posizionarli a testa in su dentro ai barattoli da conserva che avrete precedentemente sterilizzato. Versate l’olio man mano che fate gli strati di peperoncini nel barattolo: quando avrete riempito aspettate un pochino che l’olio cali e poi rabboccate. I peperoncini devono essere sommersi completamente. Aspettate almeno fino al giorno dopo per mangiarli; più si aspetta e più prendono sapore e diventano piccanti. Ne verranno tre bei vasi grandi, godeteveli!

lunedì 7 novembre 2011

Crisi economica e consumo dei cibi. Che fine fa la buona tavola?

In tempi di crisi economica aumentano i consumi di prodotti confezionati perché si preferisce passare più tempo lavorando che ai fornelli. L’Italia crede ancora nella convivialità del cibo e nella buona tavola?

di Daniela Sciarra - 4 Ottobre 2011 www.ilcambiamento.it


carrello supermercatoIn tempi di crisi economica i desideri di una vita più serena e di un benessere aumentano, sarà forse per allontanare le preoccupazioni economiche o per scongiurare lo stress del solito tran tran quotidiano, in cui alla fine si finisce per rimanere incastrati. E magari nella convinzione che la Fretta sia la miglior consigliera, si finisce anche per adottare comportamenti tutt’altro che slow abbandonando le vecchie e sane abitudini.

Alcuni ad esempio finiscono per trascorrere la pausa pranzo sul tavolo da lavoro, magari scorrendo l’unico menù disponibile. Quello sullo schermo del pc. E nonostante il parere contrario di psicologi e nutrizionisti, i dati (Nielsen) sull’andamento delle vendite dei prodotti di largo consumo, evidenziano che ai cittadini italiani, e soprattutto ai single, non piace tanto passare il tempo ai fornelli quanto dare spazio ad amici e familiari, ma soprattutto al lavoro. Ecco perché il carrello della spesa si riempie di confezioni di cibo già pronto o "pulito".
Secondo i dati Nielsen, le preferenze dei consumatori sono rivolte soprattutto al prosciutto cotto già affettato (+10,6%), ai formaggi già grattugiati (+10,4%) e alla verdura lavata e tagliata (+6,2%). Questo dato è confermato anche per i prodotti bio confezionati il cui consumo, nei primi 4 mesi del 2011, è cresciuto del 11,5% (Ismea).

domenica 6 novembre 2011

Pdl a Gubbio, il teatrino dell'informazione



Il regime in libera uscita a Gubbio. La tre giorni organizzata dal Pdl dal titolo “Competenza e onestà per una buona politica” non ha richiamato il pubblico che gli organizzatori si aspettavano. “E’ per la spaccatura nella maggioranza – racconta a ilfattoquotidiano.it un’addetta alla segreteria – lo scorso anno era stato riservato il grande salone delle conferenze al primo piano con centinaia di persone, quest’anno una sala che non è neanche la metà, forse per far vedere che è comunque piena anche se c’è un terzo delle persone dello scorso anno”. Per la chiusura, poi, ci sono più giornalisti che deputati. Quasi tutti, i giornalisti, di una sola parte: quella del centrodestra. Il ministro Giulio Tremonti non rilascia dichiarazioni. Così i primi piani dei telegiornali sono tutti per due comprimari: Maurizio Gasparri e Paolo Bonaiuti. Tra assist degli inviati dei tg nazionali (Tg1 in testa) e cravatte cortesemente aggiustate dalle giornaliste al politico di turno, va in scena il teatrino dell’informazione asservita al governo. Che sul bavaglio o risponde con scherno o non risponde.
www.ilfattoquotidiano.it

sabato 5 novembre 2011

Pasta irresistibilmente fritta

Ho trovato questa ricetta nel blog www.veganblog.it. Mi incuriosisce molto, appena avrò tempo proverò a farla anche se sono a dieta!

Chef: data: 7.09.11 in Stuzzichini golosi
Ingredienti (per 4 persone):
250 gr di pasta di mais (io avevo i sedanini)
olio di semi per friggere
sale

Procedimento:
Scaldare in un pentolino capiente abbondante olio di semi e una volta caldo buttarci dentro la pasta, cruda, così com’è nella confezione. Appena torna a galla e iniziano a formarsi le bolle sulla superficie della pasta e questa prende un pò di colore, scolare, salare e pappare!!!! Può dare dipendenza vi avviso! 

Tortino di radicchio e patate




Dall'Osteria alla Pasina, Dosson di Casier (Treviso)

Lavate le patate e mettetele a bollire. Nel frattempo fate sciogliere una parte del burro in un tegame, aggiungete il porro affettato finemente, il radicchio tagliuzzato, l’erba cipollina, il timo e la maggiorana. Cuocete molto lentamente, facendo ispessire, e regolate di sale e di pepe. Sbucciate le patate, che intanto si saranno raffreddate, e tagliatele a rondelle. In una terrina battete le uova, unite il radicchio con gli aromi e le patate, mescolando il tutto con delicatezza per evitare che queste ultime si rompano.
Disponete l’impasto in una tortiera imburrata e infarinata e infornate a 180°C per una mezz’ora. Potete servire il tortino caldo oppure tiepido.

Per 4-6 persone- Tempo di preparazione e cottura: un’ora 

2 cespi di radicchio rosso di Treviso
500g di patate
1 porro
2 rametti di timo
2 rametti di maggiorana,
1 mazzetto di erba cipollina
4 uova
1 cucchiaio di farina di frumento
60 g di burro, sale, pepe

venerdì 4 novembre 2011

Ampliamento di Malpensa: il Comune approva la terza pista

Con l'approvazione della costruzione della terza pista, il Comune di Milano si prepara all'ampliamento dell'aeroporto di Malpensa. Una decisione, quella della giunta Pisapia, presa malgrado le dichiarazioni di 'disastro ambientale', le condanne di risarcimento danni e le istruttorie aperte dall'Europa per l'inquinamento e il degrado determinati dall'aeroporto varesino.

di Mattia Pecoraro - 2 Novembre 2011 www.ilcambiamento.it

aereoTra condanne di risarcimento danni, dichiarazioni di “disastro ambientale” da parte del Ministero dell’Ambiente e istruttorie aperte dall'Europa, il Comune di Milano si prepara all’ampliamento di Malpensa, approvando il potenziamento della terza pista.

Il quadro è paradossale ma vale la pena approfondirlo, dato che i fondi per questo ampliamento verranno recuperati grazie al mercato borsistico, ossia attraverso la quotazione della Sea, il gestore aeroportuale. Quello che infatti viene sapientemente omesso, o quantomeno non sottolineato, è che Bruxelles ha aperto un’istruttoria per il disastro ecologico che l’aeroporto varesino avrebbe prodotto sul parco naturale Valle del Ticino.
Questo è, per il momento, solo un avvertimento, dato che l'Unione Europea chiede chiarimenti per sapere quali provvedimenti sono previsti dal Comune di Milano, che detiene ben l’84% della Sea, per risolvere la situazione. Tuttavia se questi non fossero considerati adeguati la situazione potrebbe degenerare, arrivando addirittura all'attivazione di una procedura di infrazione e conseguente messa in mora dell’Italia.

Illuminazione stradale intelligente per risparmiare l’80% di energia

Un team di giovani ricercatori dell’Università di Delft, in Olanda, ha realizzato un sistema di illuminazione stradale intelligente che riduce l’intensità luminosa delle lampade durante la notte, determinando un risparmio in termini energetici dell’80% e con costi di manutenzione fino al 50%. Ne abbiamo parlato con il suo ideatore, Chintan Shah.

 

di Virginia Greco - 8 Settembre 2011 www.ilcambiamento.it

tvlightProbabilmente tutti abbiamo pensato almeno una volta che l’illuminazione stradale notturna comporti un dispendio di energia un po’ eccessivo, considerato che alcune aree urbane durante la notte sono sempre assolutamente deserte. Del resto però non se ne può fare a meno, per ovvie ragioni di sicurezza. Che fare allora? Sarebbe opportuno adottare un sistema intelligente, che permettesse di scegliere quando e quanto illuminare le strade.
Questa idea è stata sviluppata di recente presso l’Università di Delft, in Olanda, da un gruppo di ricercatori guidato dal giovane ex-alunno Chintan Shah. Un dispositivo elettronico viene installato su lampadine stradali a LED a intensità regolabile. Dei sensori di movimento sono in grado di rilevare la presenza o meno di veicoli, mezzi a due ruote o pedoni lungo la via.

In sostanza, durante la notte l’intensità luminosa delle lampadine viene ridotta dell’80% (senza mai spegnerle del tutto). Nel momento in cui i sensori avvertono una presenza, il dispositivo elettronico di controllo riporta la luce al suo massimo. Ovviamente ad accendersi non è solo la lampadina sulla testa del viandante, bensì tutta la zona intorno, in modo che egli possa avere massima visibilità nel proprio campo visivo. “La luce viaggia lungo la strada con chi la percorre”, spiega Gijs van Kuik, professore alla Delft University of Technology, in un video per presentare il progetto.

giovedì 3 novembre 2011

Galline ovaiole allevamenti discussi

Roberta Badaloni giornalista del Tg1 torna ad occuparsi degli allevamenti intensivi di galline ovaiole in un servizio andato in onda il 26 giugno 2011




leggi anche Nel cuore del bunker con gli attivisti

Spagna, fermare la festa cruenta del Toro di fuoco

"Toro Jubilo" o Toro di fuoco è una festa pagana, sanguinaria celebrata in alcune città spagnole, in cui ad un toro immobilizzato vengono applicate delle sfere di pece. Le palle vengono subito dopo incendiate e il toro terrorizzato inizia a correre e a dimenarsi. Il toro coperto di ustioni e agonizzante infine muore. Le sue carni verranno mangiate dai partecipanti. Si può guardare il video e firmare una petizione affinché eventi del genere vengano aboliti.


di Tamara Mastroiaco - 2 Novembre 2011 www.ilcambiamento.it

 

toro fuoco
Ogni anno in molti paesi della Spagna, nel week end più vicino al 13 novembre, si svolge una festa feroce, di origine pagana, conosciuta come Toro Jubilo (Toro di fuoco). Molte località spagnole, dopo aver acquisito la consapevolezza della crudeltà inflitta ai tori durante questa festa, hanno sostituito i tori veri con tori meccanici alle cui corna vengono attaccati petardi e fuochi d'artificio.

Nel comune di Medinaceli in provincia di Soria, invece, le tradizioni vengono fortemente rispettate e la festa si svolge come da copione con l'ausilio di tori vivi. Il rituale consiste prima di tutto nell'immobilizzare il toro al quale poi vengono poste su entrambe le corna delle palle di pece a cui viene appiccato il fuoco.
I poveri tori, in preda al panico, vengono lasciati correre all'impazzata per le strade o legati in aree circondate dalle quali non possono fuggire. Le palle di fuoco bruciano per ore davanti ai loro occhi, provocando loro ustioni. Terrorizzati, con i corpi bruciati, accecati vanno a sbattere contro le pareti o contro le recinzioni, fino a quando agonizzanti muoiono.

Attenzione il video ha immagini molto forti



Molte volte i tori tentano di uccidersi lanciandosi proprio contro i muri per porre fine al dolore lancinante. A fine festa le carcasse dei tori vengono divise tra i partecipanti per il consumo locale con la credenza che la carne di un animale torturato possa accrescere la loro fertilità e renderli invincibili. Per chi volesse esprimere il proprio dissenso ed esortare i funzionari di Soria a vietare la festa del "Toro di fuoco" già da quest'anno (dicendo loro che i viaggi per Soria saranno fortemente boicottati a causa di questa festa arcaica e sadica), può cliccare su questo link e inviare direttamente tramite la Peta la lettera di protesta.

mercoledì 2 novembre 2011

L’Italia, il Paese più diseguale degli altri


29 ottobre 2011

 L’Italia è tra i paesi con più alta diseguaglianza, insieme con il Regno Unito e gli Stati Uniti. I paesi a maggiore eguaglianza invece sono quelli Scandinavi, mentre l’Europa continentale si colloca nel mezzo.

In una prospettiva di medio termine si osservano degli andamenti comuni tra le varie aree: negli anni ‘70-‘80 la diseguaglianza è rimasta stabile quasi ovunque, mentre invece è aumentata nel decennio ’90. Regno Unito e Stati Uniti sono delle eccezioni perché hanno sperimentato un aumento delle diseguaglianze in ambedue i periodi .

L’aumento della diseguaglianza negli Stati Uniti può essere spiegata da una serie di fattori: aumento delle differenze salariali tra i lavoratori a più elevata istruzione e lavoratori manuali; aumento in generale del rendimento dell’istruzione. Si è soprattutto avuto un impoverimento dei lavoratori meno qualificati (unskilled): il salario reale di questi lavoratori è diminuito negli anni ‘90 rispetto agli anni ’70.

L’avvento di tecnologie digitali ha spiazzato questo tipo di lavoro non qualificato, ma anche il commercio con i paesi a più basso costo di lavoro (Cina, India etc.) ha spinto verso la delocalizzazione di lavorazioni a maggiore contenuto di lavoro unskilled. Si è creata negli Stati Uniti una vera classe di lavoratori poveri (working poors): persone che guadagnano uno salario insufficiente per vivere decentemente.

martedì 1 novembre 2011

Servizio Pubblico , Santoro torna per "scassare la casta"

Partirà giovedì 3 novembre, su internet, Sky e digitale terrestre, il nuovo programma il Michele Santoro. Il titolo della prima puntata dice tutto: “Scassare la casta”. “Sarà un programma scomodo per il potere”, annuncia Santoro. “Questa tv ci fa schifo – rincara il giornalista – quindi ogni giovedì, d’ora in poi, sarà uno schiaffo ai partiti”.
Vai al sito di “Servizio Pubblico” 

La trasmissione televisiva si potrà vedere su Sky, sui canali regionali del digitale terrestre, sul www.repubblica.it, www.corriere.it, www.Ilfattoquotidiano.it e sul sito www.serviziopubblico.it ; alla radio su Radio Capital.