sabato 31 dicembre 2011

Perché è importante lavarsi le mani: scopri come fare

Lunedì 19 Settembre 2011 www.tuttosteopatia.it

Mani pulite per prevenire le malattie. Il messaggio è stato più volte diffuso dall’OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso campagne di informazione ad hoc, al fine di promuovere attivamente una migliore igiene delle mani per ridurre le infezioni. L’ultima campagna è quella dello scorso maggio dal titolo “Salva la vita: la tua campagna mani pulite” volta a promuovere l'igiene delle mani tra gli operatori sanitari, che ha seguito la pubblicazione delle linee guida per l'igiene delle mani nell'assistenza sanitaria risalente al  2009.
Una semplice procedura che richiede solo 20 ai 30 secondi può, se effettuata secondo le raccomandazioni dell'OMS, ridurre notevolmente i danni causati ai pazienti da infezioni associate all'assistenza sanitaria.

Ecco come lavarsi le mani: guarda il video 

I tipi di parto: da quello "veramente naturale" a quello medicalizzato, al cesareo

Lunedì 19 Dicembre 2011 pubblicato da: Massimo Valente www.tuttosteopatia.it

Il fatto che la donna partorisca in casa è una decisione politica, l'asserzione della sua determinazione a riappropriarsi dell’esperienza del parto. Partorire in casa può significare cambiare la società. Così scriveva Sheila Kitzinger, un'attivista della nascita neonatale, ne "Il manuale del parto in casa".
La prima importante distinzione da fare è tra i vari tipi di parto:

Parto veramente naturale

Secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità il "parto veramente naturale" inizia con travaglio spontaneo (senza induzioni), e procede con una progressione del travaglio/parto a basso rischio (senza segni di disfunzione).

“Il miglior ostetrico – secondo Frédéric Leboyer - è colui che è capace a starsene con le mani in tasca”. Tuttavia, molti ginecologi non hanno mai avuto la possibilità di assistere a un parto
veramente naturale
. Il bambino, durante questo tipo di parto, si trova in posizione di vertice tra le 37 e 42 settimane, e l’espulsione vaginale del bambino avviene in maniera spontanea, consentendo altresì buone condizioni fisiche di mamma e bambino dopo la nascita. Si sottopongono a parto “veramente naturale” anche le donne che, sebbene abbiano avuto problemi durante la gravidanza, presentano le condizioni sopra citate per un parto spontaneo.

venerdì 30 dicembre 2011

Tartellette di ceci al gongorzola e cumino

Ho trovato questa ricetta nel pacchetto di semi di cumino BIO di Altromercato, commercio equosolidale.

Prezzo consigliato: 1.50 €
Paese: Sri Lanka
Misure: 20 g
 
Ingredienti per quattro persone: 
 
150g farina di ceci , 2 cucchiai di semolino ,noce moscata*, 1/2 lt di latte , 4 tuorli d'uovo, burro, sale, pepe bianco*, 130g di gorgonzola , olio d'oliva, 1 cucchiaini di semi di cumino*
 
* ingredienti Altromercato    
 
Preparazione
 
Stemperate nel latte bollente la farina di ceci con la noce moscata, mescolando sempre, e a fuoco lento fate rassodare l'impasto; aggiungete sale e pepe. Aggiungete il semolino e lasciate andare altri 10 minuti. Spegnete quando il composto si staccherà dalle pareti. Lasciate intiepidire e aggregate i tuorli. Formate dunque un cilindro di 6 cm di diametro e lasciatelo riposare per 1 h. Ricavate delle fette tondeggianti di 1cm circa che disporrete in una teglia oleata. Mettetele in forno per 10-15 minuti a forno caldo 180°, poi sfornatele. Aggiungete i fiocchi di burro, il gongorzola a pezzetti e cospargete di cumino, salate appena e infornate altri 7-10 minuti. Servite caldissime.

Occorrono le merendine? Riflessione sui cibi fuori pasto

di | set 15th, 2010

I bambini sani hanno una curiosità vivace verso il mondo che li circonda. Come possiamo essere così ingiusti da dar loro torto quando vogliono provare certe cose? Provo una profonda tristezza quando, avendo diagnosticato una patologia importante dovuta a questi cibi, i genitori mi chiedono di convincere il loro bambino a non chiedere più “l’ovetto di cioccolato”…

 

Sorge spontanea la domanda: chi gli ha fatto conoscere quell’oggetto del desiderio? Non ho mai dato una sola merendina ai miei figli in tutta la loro vita.
Un genitore ha il dovere di prendersi la responsabilità delle scelte dei propri figli, decidendo, per esempio che quella sera suo figlio necessita di 40 grammi di riso integrale, e magari è troppo, o troppo poco.
Nessuno di noi può ignorare che un oggetto, chiuso in un sacchetto di plastica e che rimane inalterato per molto tempo, non può essere sano.
Sono contrario a nutrirci quotidianamente di cibo sottoposto a modifica industriale, anche se gli ingredienti sono i migliori. Il danno è nella standardizzazione, mentre il nostro sistema immunitario si rafforza confrontandosi con le differenze tipiche del prodotto casalingo.
Il nostro sistema immunitario ha bisogno di scelte, ciò che può entrare a far parte di noi (self) e ciò che dobbiamo respingere (not self).
Nel caso delle merendine, abbiamo una presenza di sostanze che sono immesse in laboratorio per ottenere un sapore sempre identico, per impedire la fermentazione, o per dare l’illusione della presenza di un ingrediente.
Si hanno forti evidenze che, dietro a quella che chiamerei la cosmesi industriale delle merendine, si nasconde una condotta eticamente inaccettabile: creare una “dipendenza metabolica” verso quella specifica merendina.

La merenda va preparata con prodotti della dispensa. 
Se la maestra a metà mattino dà un pezzo di pane biologico, o mezza mela, o una carota Demeter, nessun bambino che vive in una famiglia sana si lamenterà e sarà felice di mangiarlo come avviene nelle scuole steineriane e nelle scuole “intelligenti” di ogni orientamento.
Famosi nutrizionisti americani come Thomas Wadden considerano le merendine vero e proprio cibo spazzatura.
Sono addirittura favorevoli a scrivere sulla confezione, come per le sigarette, “nuoce gravemente alla salute”.

Due adolescenti su tre mangiano davanti alla televisione e il 70% dei bambini giudica alla moda consumare alimenti di marca conosciuti grazie alla pubblicità. Uno studio, pubblicato sul British Medical Journal, conclude che questi bambini rischiano di ridurre la loro longevità, mentre sottolinea come la dieta mediterranea protegga dalle malattie cardiovascolari e tumorali.
Quanto abbiamo affermato da molti anni nella più totale solitudine, si sta finalmente affermando anche nella scienza accademica di fronte al danno generato da queste abitudini che rappresentano una vera e propria aggressione all’integrità fisica, ma anche spirituale, del bambino.

giovedì 29 dicembre 2011

Agrovoltaico: pannelli solari e colture sullo stesso terreno

Sacrificare terreni fertili per la produzione di energia da solare fotovoltaico o riservarli sempre e comunque all’agricoltura? Questo interrogativo, più volte sollevato, trova oggi una risposta alternativa: se si installano griglie di pannelli a cinque metri di altezza, si può produrre energia e coltivare sul medesimo terreno. Questa l’idea alla base dell'agrovoltaico, tecnologia che ha appena visto la luce in pianura padana.

 

di Virginia Greco - 22 Novembre 2011 www.ilcambiamento.it

agrofotovoltaicoNell’aprile 2010 Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, in un articolo sul quotidiano La Repubblica esprimeva i suoi timori per l'aumento di pannelli fotovoltaici nei terreni agricoli: “Con distese enormi di pannelli fotovoltaici i suoli sottostanti perdono permeabilità, l'attività biologica tende a morire dando luogo a fenomeni di desertificazione che ne decreterebbero l'infertilità e aumenterebbero il pericolo di alluvioni”. Ne seguiva dunque l’invito a installare pannelli solo sui tetti e riservare il suolo fertile all’agricoltura.
Alcuni imprenditori italiani hanno però pensato che le due cose potessero essere conciliate: se si installano i pannelli fotovoltaici ad un’altezza sufficiente rispetto al suolo e si fa in modo di ombreggiare solo parzialmente il terreno così che esso riceva comunque luce diretta, si può coltivare sotto i pannelli. Di conseguenza aree fertili potrebbero essere sfruttate per la produzione di energia da solare fotovoltaico senza sottrarle all’agricoltura.
È nato così l’'agrovoltaico': la prima azienda agricola a fare uso di questa soluzione innovativa è stata da poco inaugurata nei pressi di Mantova (a Cappelletta, frazione del comune di Virgilio). A seguire, altri tre impianti pilota (installati nelle provincie di Piacenza e Mantova) sono entrati in funzione o stanno per farlo. Nel complesso essi coprono una superficie di circa 55 ettari e la potenza di picco installata totale è circa 10 MW.
Gruppi di pannelli fotovoltaici sono sostenuti a circa 5 metri da terra da robusti pali, che costituiscono i cosiddetti “inseguitori solari biassiali”, i quali comunicano tra di essi e con il sistema di controllo tramite wireless, ossia connessione senza fili. Grazie a tali inseguitori (chiamati anche trackers, ossia tracciatori), i pannelli cambiano orientazione nell’arco della giornata in modo da seguire la posizione del sole e massimizzare la propria resa.

mercoledì 28 dicembre 2011

Ogm, 250mila suicidi tra gli agricoltori “Il mercato in mano alle multinazionali”

di Andrea Bertaglio | 5 novembre 2011

Un nuovo rapporto, intitolato “L’imperatore Ogm è nudo”, redatto da ben 20 organizzazioni internazionali e pubblicato da Navdanya International, fotografa con estrema chiarezza le conseguenze degli organismi geneticamente modificati. Tutte negative

Quindici milioni di contadini sono ostaggio degli Ogm, e 250.000 agricoltori – ridotti sul lastrico – si sono tolti la vita negli ultimi anni.

È l’agghiacciante denuncia lanciata dalla studiosa ed attivista indiana Vandana Shiva: il 70% del commercio globale di sementi è ormai controllato da appena tre grandi multinazionali, e gli organismi geneticamente modificati, che dovevano aumentare le produzioni e ridurre i pesticidi, stanno condizionando il sistema agricolo mondiale.

Lo afferma senza mezzi termini un nuovo rapporto, intitolato “L’imperatore Ogm è nudo”, redatto da ben 20 organizzazioni internazionali e pubblicato da Navdanya International, associazione con sede a Firenze. Presentati sin dall’inizio come potenziale soluzione alle crisi alimentari globali, all’erosione dei suoli e all’uso di sostanze chimiche in agricoltura, oggi gli Ogm coprono oltre un miliardo e mezzo di ettari di terreni in 29 diverse nazioni. Ma non sembrano aver mantenuto le promesse.

Tra le delusioni degli Ogm, la lotta contro i parassiti: le nuove colture hanno favorito la diffusione di specie nocive e ancora più pericolose. In Cina, dove il cotone Bt resistente agli insetti è largamente diffuso, i parassiti sono infatti aumentati di 12 volte dal 1997. Non solo, una ricerca del 2008 dell’International Journal of Biotechnology ha rivelato che tutti i benefici dovuti alla coltivazione di questo tipo di cotone erano stati annullati sia nella Repubblica Popolare che nella vicina India dal crescente uso di pesticidi, necessari in quantità sempre maggiori proprio per combattere questi nuovi “super-parassiti”. Stessa sorte per i coltivatori di soia gm in Brasile ed Argentina che, dalla conversione delle loro colture, hanno dovuto raddoppiare l’uso di erbicidi per disfarsi di super-weeds capaci di crescere anche di un centimetro al giorno (come l’erba infestante pigweed). E ciò senza neppure il vantaggio di avere coltivazioni più resistenti al sole o alla siccità.

Secondo The Gmo Emperor has no clothes. Global Citizens Report on the State of GMOs, gli Ogm hanno solamente portato poche multinazionali ad un inquietante strapotere. Basti pensare che le sole Monsanto, Dupont e Syngenta controllano oggi il 70% del commercio globale di sementi. Un fatto che permette ai tre colossi biotech di stabilire (ed alzare) i prezzi a loro piacimento. Ma che proprio per questo, secondo gli scienziati, sta avendo conseguenze devastanti su molti degli oltre 15 milioni di agricoltori diventati loro clienti.

In Africa, Sud America e soprattutto in India, i suicidi di contadini impossibilitati a sostenere i costi sempre più elevati dell’agricoltura intensiva imposta dagli organismi geneticamente modificati sono arrivati a livelli inaccettabili. Solo nel Paese asiatico, ricorda Vandana Shiva (che presiede Navdanya International), negli ultimi 15 anni le persone che si sono tolte la vita per questo motivo hanno superato le 250mila unità: quasi una ogni mezz’ora, dal 1996 ad oggi.

Oltre che gli effetti ambientali e sociali, gli studiosi temono conseguenze sulla salute, anche se ufficialmente non ancora dimostrate. Non solo nei Paesi “poveri”, ma anche negli Usa, che 15 anni fa lanciarono le coltivazioni gm: oggi gli Stati Uniti ne sono il primo produttore mondiale, con il 93% delle coltivazioni di soia, l’80% del cotone, il 62% della colza e il 95% della barbabietola da zucchero.

In Europa gli organismi geneticamente modificati non sono ancora penetrati come nel resto del mondo, ma manca poco: “L’Ue – spiega il rapporto – importa il 70% dei mangimi, in massima parte soia e mais provenienti dagli Stati Uniti” e quasi sempre geneticamente modificati. Di conseguenza, anche dove non permessi, gli Ogm “sono potenzialmente presenti nelle farine di mais e di soia, che figurano come ingredienti di tantissimi prodotti alimentari”.

Un fatto che non dovrebbe creare allarmismi, per Mark Buckingham della GM’s industry’s Agriculture and Biotechnology Council, che al contrario elogia gli enormi potenziali benefici di queste tecnologie. “Dall’India al Sudafrica, milioni di contadini hanno già valutato l’impatto positivo che la tecnologia degli Ogm può avere sul loro lavoro”, afferma il dottor Buckingham: “La popolazione mondiale raggiungerà i nove miliardi entro il 2050. Un significativo aumento dei raccolti è quindi necessario, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”.

Il continuo progredire della ricerca, inoltre, secondo Buckingham potrà portare gli Ogm a fronteggiare anche sfide come quella dei cambiamenti climatici: “Si sta sviluppando una tecnologia per la tolleranza alla siccità, che permetterà alle colture di affrontare senza problemi periodi di bassa umidità dei terreni”. Ogm come soluzione ai problemi ambientali? Per Vandana Shiva, in realtà “il modello degli Ogm scoraggia i contadini nel provare metodi di coltivazione più ecologici”, e le corporation che lo promuovono stanno “distruggendo le alternative” al solo scopo di “perseguire il profitto”.

Aumentano le intolleranze alimentari: il perché nel video dell'Abap

Giovedì 15 Dicembre 2011 www.tuttosteopatia.it

X Grain. Ma non chiamateli ogm. Questo il titolo del video realizzato da Stefano Di Lauro e prodotto da Abap - Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi, in cui diversi esperti tra medici, biologi, agronomi, naturopati, e anche l’avvocato Domenico Romita responsabile nazionale AdC, spiegano la vera natura pericolosa del grano presente in moltissimi alimenti di consumo giornaliero. Organismi Geneticamente Modificati, appunto. E riso, colza, mais, pomodori sono tra i più diffusi.


“Regola numero 1: salvare la pelle! Poi viene tutto il resto”. Inizia con questo monito di Valentino Dibenedetto, agronomo e coltivatore di agricoltura biodinamica, il video X Grain, che si apre dunque con l’esortazione a mangiare grano antico, khorasan, germanella, kamut, farro, come antidoto per “salvare la pelle”.

martedì 27 dicembre 2011

Foie gras. Patè di fegato d'oca: I campioni dell’ingozzamento si prendono uno schiaffo.

di Barbara Primo 7 dicembre 2011 www.promiseland.it 

I campioni dell’ingozzamento si prendono uno schiaffo.

 

















 
I tre quarti della produzione e del consumo mondiale di foie gras avvengono in Francia.

Nel 2006 la filiera del foie gras otteneva al Parlamento la votazione di una legge che dichiarava che il foie gras ottenuto per ingozzamento fa parte del patrimonio gastronomico e culturale protetto in Francia.
Da allora la classe politica non ha smesso di difendere un’industria che rende gli uccelli malati per venderne il fegato ipertrofico. Pertanto la contestazione all’ingozzamento continua ad aumentare.

Il 27 luglio 2011 il segretario di stato al commercio estero, Pierre Lellouche, convoca l’ambasciatore tedesco in Francia e esige che “la Germania faccia prova della più alta autorità” in un affare gravissimo. La terza guerra mondiale sta per esplodere?
Niente foie gras a Anuga
Tutto cominciò il sei luglio. Quel giorno gli organizzatori del salone Anuga fanno sapere che il foie gras non sarà autorizzato. Anuga è una grande fiera internazionale di prodotti alimentari. Si tiene a Colonia (dall’8 al 12 ottobre nel 2011). Rifiutare l’esposizione e la degustazione di fegati malati estratti da uccelli sovra-alimentati a forza: ecco l’errore imperdonabile che lo stato tedesco è stato richiamato a correggere.
Una decisione logica
In Germania, l’ingozzamento è vietato dalle leggi di protezione degli animali. Tutti gli iper-mercati hanno eliminato il foie gras dai loro scaffali. Se ne trova solo nelle piccole boutique di alimentari di lusso.

Nell’Unione Europea la produzione di foie gras è giusto tollerata: è ancora permessa solo laddove ancora praticata.
Un rapporto del comitato scientifico  della Commissione Europea ha stabilito dal 1998 che l’ingozzamento porta pregiudizio agli uccelli. Solo le pressioni dei produttori ha impedito che tale pratica venisse vietata nell’Unione, nonostante sia incompatibile con le norme europee per il benessere degli animali.

Cesena, macellazione a scuola. LAV non ritira denuncia

15/12/2011 www.lav.it

Il preside dell'Istituto Agrario Garibaldi di Cesena ha annunciato che la macellazione annuale “didattica” del maiale, prevista il 12 gennaio prossimo, non si farà.

La decisione sarebbe stata presa per tutelare gli studenti dal clamore mediatico suscitato dalla denuncia della LAV per l'uccisione di un maiale avvenuta nel febbraio scorso e documentata da un video,  di fronte a professori, studenti, ed un rappresentante della Asl locale. Il buon proposito della scuola di non procedere all'imminente appuntamento di macellazione, accolto con soddisfazione, non cancella però quanto avvenuto in passato, e la LAV ha già annunciato che non ritirerà la denuncia presentata in questi giorni presso il Tribunale di Forlì, lasciando all'autorità giudiziaria la decisione su quanto avvenuto.

 “La macellazione dello scorso febbraio, infatti, è stata effettuata non presso una abitazione e con un consumo delle carni per ‘uso familiare’, previsto dalla norma, ma alla presenza di studenti, docenti e terze persone, fra le quali anche i componenti di un gruppo musicale– aveva spiegato il presidente della LAV Gianluca Felicetti –Inoltre, come si vede nel video realizzato dallo stesso Istituto Tecnico Agrario, è chiaramente ripreso il bloccaggio dell’animale cui, oltre al muso, sono state legate anche le zampe, fattispecie vietata e sanzionata dalla Legge citata”.
Aldilà dell’aspetto etico ed educativo, che volutamente non affrontiamo, relativamente a un Corso di studio di produzioni animali aveva proseguito il presidente della LAV –poniamo questioni giuridiche che sono tanto più gravi poiché effettuate in un ambito pubblico da personale pubblico, con soldi pubblici”.
Per approfondimenti: Macellazione.

domenica 25 dicembre 2011

Tutti ne parlano, ma cos’è e come si fa il lievito madre?

di Cristina Cortese venerdì 23 aprile 2010  www.spigoloso.com
 
Il lievito madre è un impasto a base di farina, acqua e zuccheri fermentati. A differenza del lievito di birra, è acidificato da un complesso di lieviti e batteri lattici (lactobacillus) che producono acidi organici, permettendo più lievitazione, digeribilità e conservazione. Dal momento che la fermentazione libera anidride carbonica, il volume dell’impasto aumenta e si formano delle bolle. Un’attività resa possibile dai continui e costanti rinfreschi. Cosa sono i rinfreschi? Sono i rabbocchi all’impasto fatti con farina e acqua. Ogni volta che facciamo un rinfresco dobbiamo togliere una parte dell’impasto e aggiungere nuova acqua e farina, poi impastiamo di nuovo e lasciamo riposare.

Ho trovato questa ricetta di lievito madre (casalingo) delle sorelle Simili:
100 gr di farina
90 gr di acqua
1 cucchiaio d’olio
1 cucchiaio di miele

Il miele è la parte di zucchero che serve ai microorganismi per cibarsi e riprodursi.
- Si impastano tutti gli ingredienti e si lasciano riposare in un contenitore di vetro, chiuso ad una temperatura tra i 22-25° per due giorni.
- Trascorsi i due giorni controlliamo l’impasto, che nel frattempo deve essere raddoppiato di volume e avere un profumo acido-alcolico. Procediamo con il primo rinfresco togliendo 100 gr di impasto, aggiungendo 100 gr di nuova farina e 45 gr di acqua.
Reimpastiamo e lasciamo riposare per cinque giorni. Procediamo con altri due rinfreschi a distanza di cinque giorni per un totale di quindici giorni. Ai primi rinfreschi potrebbe essere utile coprire l’impasto con un panno umido per evitare il formarsi di una inutile crosticina.
A questo punto il lievito madre è pronto, possiamo utilizzarlo prendendone una parte e rinfrescandolo ogni volta che vogliamo. Nel caso non lo utilizzassimo, facciamo i rinfreschi ogni due o tre giorni. In questo modo il lievito durerà per sempre. Per una foto-ricetta che illustra la preparazione del lievito madre passo passo, vi consiglio di fare un salto sul sito di Cookaround.

sabato 24 dicembre 2011

La Mars testa il cioccolato su ratti e conigli

21 dicembre 2011 www.lav.it

Incredibile ma vero, dietro a un peccato di gola a base di cioccolata ci sono terribili sperimentazioni condotte su animali: le finanzia la Mars Inc., che produce noti snack a base di cioccolata, e pur non appartenendo al settore farmaceutico, sarebbe complice di indicibili esperimenti. Questi crudeli esperimenti sono condotti su cavie, porcellini d’india, conigli, perlopiù costretti ad un'alimentazione forzata e ben lontana dalle loro necessità fisiologiche. L'associazione Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) già nel 2007 aveva lanciato una campagna di protesta, un video e una petizione per convincere l'azienda a mettere fine a questo orrore.

Secondo la campagna della Peta “la sperimentazione animale senza cuore della Mars”, la Mars ha recentemente finanziato alla University of California, San Francisco, un esperimento sui ratti per determinare gli effetti degli ingredienti della cioccolata sui vasi sanguigni degli animali. Le cavie, animali “economici”, facili da gestire e da “smaltire”, sono state nutrite forzatamente con un tubo di plastica infilato nella gola, le loro zampe sono state poi tagliate e aperte per esporre un’arteria, chiusa successivamente con graffette per bloccare il flusso di sangue. Dopo l'esperimento gli animali sono stati uccisi.


In un altro esperimento del 2007, pubblicato sul Journal of Neuroscience, i topi venivano prima nutriti con flavonoidi e poi costretti a nuotare in una piscina di acqua mista a pittura bianca, per nascondere una piattaforma sommersa che le cavie dovevano trovare per  evitare di affogare. In altri test i ratti sono stati nutriti con cacao e anestetizzati con diossido di carbonio, affinché il sangue potesse essere raccolto da un ago e iniettato direttamente nel cuore. Una procedura criticata dal ricercatore William T. Golde del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, che ha scritto:  "Questo non è un metodo semplice. Se si manca il cuore o se l'ago passa attraverso il cuore da parte a parte, potrebbe verificarsi un sanguinamento interno non individuabile o a altre complicazioni".

La Mars avrebbe finanziato, poi, un test in cui i conigli venivano nutriti seguendo una dieta ad alto tasso di colesterolo, con quantità variabili di cacao. In seguito venivano sezionati per esaminarne i vasi sanguigni e i tessuti muscolari. Anche i porcellini d’india sono stati oggetto di discutibili test per esaminare gli effetti del cacao sulla pressione sanguigna.

E pensare che qualche anno fa la Mars aveva annunciato che la propria produzione di cacao avrebbe seguito criteri dell'agricoltura sostenibile... Attenzione, dunque, a cedere ai peccati di gola acquistando i prodotti di questa azienda perché gli esperimenti condotti su animali sono inaccettabili sia sul piano etico che su sul piano scientifico.

Se vuoi avere maggiori informazioni sull'alimentazione che non fa del male agli animali, naviga su cambiamenu.it: scroprirai anche i tanti benefici della scelta veg per la tua salute e per l'ambiente.
Per approfondimenti: Vivisezione

Nota di Francesca: 

I brand della Mars corporation sono:
La Mars Incorporated è presente sul mercato con alcuni noti prodotti dolciari. Tra questi:
Oltre ai prodotti dolciari distribuisce, sul territorio italiano, prodotti mirati alla cura di cani e gatti. Tra i brand più noti ricordiamo: Sheba, Catsan, Kitekat, Pedigree, Whiskas, Perfect Fit, Cesar, Frolic, Nutro, ecc.
(fonte http://it.wikipedia.org/)

Tratto dal sito della MARS:

PEDIGREE®, ROYAL CANIN®, WHISKAS®, KITEKAT®, BANFIELD®, CESAR®, NUTRO®, SHEBA®, CHAPPI®, GREENIES® , CATSAN® FROLIC®, PERFECT FIT®
Alimetari:

Esistono altri brand nel settore alimentare, tra cui bibite, ma in Italia non li ho mai visto sugli scaffali.

venerdì 23 dicembre 2011

Il menu LAV per un Verde Natale

Un cenone di Natale “sostenibile” per le nostre tasche, per gli animali e l’ambiente, ma anche a tutto vantaggio della nostra salute: lo propone la LAV su www.cambiamenu.it in collaborazione con lo chef Giuseppe Capano, esperto in cucina naturale.

Crostini al paté di olive nere e sedano con purea di finocchi e patate, Gnocchetti saraceni alla salvia con crema di zucca, Barchette di patate dorate con farcia di noci e ceci al pomodoro, Dessert di cachi con melagrana all'anice e fondente e molte altre!

Questo menu gustoso e salutare, realizzato senza sacrificare animali, può essere portato in tavola al costo di circa 50 euro (costo complessivo per 4 persone) mentre anche il più semplice dei menu (per 4 persone) a base di carne o pesce raggiunge facilmente i 100 euro.

Un menu ‘verde’ per non restare al verde a causa del cenone di Natale - dichiara Paola Segurini, responsabile vegetarismo LAV - Un invito pensare ai nostri pranzi e alle nostre cene in modo davvero responsabile, senza lasciarci condizionare da quegli eccessi culinari a base di carne e pesce che proprio durante le festività spesso subiscono rincari vertiginosi. Una scelta a tutto beneficio della nostra salute e degli animali che avremo contribuito a non uccidere”.

Ogni anno, infatti, oltre alle altre carni, nei piatti degli italiani finiscono milioni di agnelli e capretti: più di 6 milioni quelli macellati nel solo 2009, con un triste primato nel periodo natalizio, per un consumo pro capite annuo di 1,4 kg (fonte: elaborazione LAV su dati Istat).

Il bilancio delle macellazioni ovicaprine nel primo semestre 2011, secondo i dati pubblicati dall’Istat, ha interessato 2.446.620 n.capi (di cui oltre 125 mila caprini), equivalenti ad un totale di 22.444 tonnellate di carne. Il segmento degli agnelli ha rappresentato oltre il 64,7% di carne prodotta, mentre l’incidenza di pecore e agnelloni è risultata pari rispettivamente al 24,3% e al 10,8%.

Rispetto all’anno precedente si rileva una flessione dell’attività sia in termini di capi macellati sia di carne prodotta (rispettivamente - 2% e -4%), segno che la sensibilità degli italiani verso questi animali sta maturando.

Secondo l'Istituto di ricerche economiche per la pesca e l'acquacoltura, nel 2010 in Italia sono state commercializzate 900 mila tonnellate di pesce. Di queste 231 mila sono state pescate nel nostro mare. Tutto il resto viene importato dall'estero, con scarsa qualità e senza tracciabilità del prodotto.

Questi dati che non lasciano dubbi sull’alta probabilità che hanno i consumatori di portare in tavola pesce pescato all’estero - continua Paola Segurini - Il reale rispetto della tradizione deve essere un richiamo alla semplicità dei prodotti della terra e al rispetto verso tutti i viventi, senza lasciarci condizionare da discutibili scelte consumistiche che possono creare problemi alla nostra salute e ai bilanci familiari. Portare a tavola legumi, cereali, frutta e verdura fresca di stagione è la ricetta giusta per ogni festa, per ogni stagione e per tutte le tasche, ma anche una cura preventiva per la nostra salute”.

Oltre al menu di Natale, su www.cambiamenu.it è possibile trovare ricette per i pasti di ogni giorno, con i consigli di chef qualificati, e scoprire anche nuovi ristoranti… buoni davvero!

Per scoprire il menu LAV di Natale clicca qui!

Francesca: Provate a pensare al vostro pranzo di Natale e a quello di capodanno, e cercate di sosituire la metà dei piatti con ricette vegetariane meglio ancora se vegane, vedrete che nessuno dei commensali si lamenterà! 

Insalate e ortaggi in busta pronti da portare a tavola: comodi per un consumo fast ma da mangiare subito

 Alessandro Tarentini 16 novenbre 2011 www.ilfattoalimentare.it

Gli italiani negli ultimi due anni hanno comprato il 22% in meno di frutta e verdura fresca rispetto al passato. Potrebbe sembrare a prima vista una dato allarmante per i suoi risvolti salutistici, ma in realtà le scelte dei consumatori stanno solo prendendo altre direzioni. Infatti, nello stesso periodo è cresciuto il consumo dei prodotti della quarta gamma: le insalate miste in busta e gli ortaggi pronti da cuocere.

L'aumento del consumo dei vegetali lavati e tagliati è dovuto all'evoluzione degli stili di vita, oltre al basso contenuto energetico e alla ricchezza di elementi nutrizionali.
La produzione di questo prodotto si concentra in Lombardia e la Campania, mentre la distribuzione avviene quasi esclusivamente tramite i supermercati e prevalentemente nel nord Italia, anche se nell'ultimo anno si è registrata un'espansione nel meridione.

Ma se l'occhio del consumatore vede della semplice lattuga tagliata, nella busta c'è qualcosa di più! Per esempio, la semplice operazione di taglio comporta la rottura delle cellule vegetali e, di conseguenza, la liberazione dei succhi cellulari, rendendo disponibili per i microrganismi presenti un elevato numero di nutrienti. L'eventuale contaminazione microbica è un evento naturale, ma possono esserci anche agenti patogeni, per esempio a causa di alcune pratiche durante la coltivazione, come la fertilizzazione con letame animale. 

Comune di Empoli e Avviso Pubblico. Una campagna natalizia contro il gioco d’azzardo

di Avviso Pubblico - 22 dicembre 2011   

Nel 2011 gli italiani avranno speso nel gioco ben 72 miliardi di euro ed in questo settore, ormai da tempo, è comprovata la presenza delle mafie intessate a riciclare ingenti quantità di denaro sporco. A ciò si aggiunga che quasi 500 mila persone soffrono di ludopatia, vale a dire di dipendenza da gioco. 

In vista delle festività natalizie, il Comune di Empoli insieme ad Avviso Pubblico, all’Associazione Nazionale Polizia di Stato, Sezione di Empoli e all’Arci Empolese Valdelsa, hanno deciso di promuovere una campagna con apposite manifesti da affiggere nella città.

"Ci è sembrato importante, in occasione delle prossime festività, sensibilizzare le persone sugli effetti deleteri che il gioco d'azzardo può avere su tante famiglie che si apprestano a vivere il Natale e il Capodanno insieme" spiega Filippo Torrigiani, assessore alla vivibilità e sicurezza civica e membro del Direttivo nazionale di Avviso Pubblico. 
"Il manifesto vuol essere un invito a riflettere, anche rispetto agli interessi, sempre più palesi, che le mafie organizzate manifestano nei confronti del gioco d’azzardo, e punta – continua Filippo Torrigiani- proprio sulla contrapposizione tra il gioco, inteso come modo sano, intelligente e divertente di stare insieme che si può apprezzare in particolare in questi giorni, per esempio con le tradizionali tombole, e il gioco compulsivo, tutto incentrato sul guadagno, in cui si è soli di fronte ad una macchina, verso la quale, purtroppo, si riversano le speranze, e i soldi, di tante persone, che magari proprio sotto Natale si sentono ancora più sole con la loro disperazione e si affidano al gioco per immaginarsi un 2012 migliore".
guarda il manifesto

mercoledì 21 dicembre 2011

Ferrarelle, la Co2 e "Topolino"

di Luca Martinelli - 1 settembre 2011 www.altreconomia.it


Duecentomila euro è il conto per “compensare” le emissioni di CO2 relative alla produzione di circa 40 milioni di bottiglie in Pet.

Tanto ha speso Ferrarelle per conquistare il diritto ad utilizzare il marchio Lifegate-Impatto Zero ® su una produzione pari al 20% di quella produzione annuale nei formati da 1,25 e 1,5 litri (26 milioni delle quali sono state distribuite nei mesi di aprile e maggio 2011).

Un investimento comunque maggiore del canone, 159mila euro, che il quinto gruppo italiano delle acque minerali riconosce alla Regione Campania per imbottigliare circa 530 milioni di litri d’acqua. “Compensa la CO2 emessa con la creazione e tutela di nuova foreste” (in Costa Rica, acquisendo crediti di carbonio da forestazione validi per il mercato volontario, venduti e garantiti dal ministero dell’Ambiente del Paese centroamericano) sta scritto sul faldone da sei bottiglie di acqua effervescente naturale in commercio.

E lo stesso messaggio è riportato a caratteri cubitali sui manifesti affissi in città, e sulle pagine pubblicitarie su quotidiani e periodici (ma più in piccolo). Dovranno essere modificati, però, per effetto di una pronuncia del Giurì di autodisciplina pubblicitaria, che avrebbe riscontrato l’ingannevolezza del messaggio pubblicitario: siccome non è specificato, chi legge potrebbe pensare che tutto il ciclo produttivo è stato compensato.


Chi non si è fatto domande, invece, sono i bambini che hanno acquistato il numero 2891 di Topolino, una pubblicazione di The Walt Disney company Italia srl, che in occasione del Earth Day 2011 (22 aprile) è uscito con un numero a Impatto Zero ®, il quarto “della storia del nostro giornale” come ricorda nell’editoriale la direttrice Valentina De Poli. E aggiunge: “Quest’anno realizzato con l’aiuto di un partner”. Chi sia lo si capisce guardando la copertina: Ferrarelle.

La produzione, stampa, distribuzione e la gestione del “fine vita” dell’intera tiratura di Topolino vale 15mila metri quadri di foreste in Costa Rica. Un bel gesto (non sappiamo quanto sia costato) ricambiato dalle cinque pagine di un redazionale (“Un vulcano e... tante bollicine”) in cui il piccolo toporeporter Nicola visita le fonti dell’acqua Ferrarelle. A meno che la frase “in collaborazione con Ferrarelle” non significhi pubblicità. I bambini, in ogni caso, non possono accorgersene.
 
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Censurata la pubblicità di Ferrarelle dal Giurì. Nuovo caso di greenwashing, la bottiglia non è a impatto zero

Roberto La Pira venerdì 29 aprile 2011www.ilfattoalimentare.it
 
Le bottiglie di acqua minerale Ferrarelle non sono a “impatto zero” come dice la pubblicità sull’etichetta. E’ questa in sintesi la sentenza del Giurì dell’autodisciplina pubblicitaria, che accusa la società di avere utilizzato diciture ingannevoli sull’involucro di plastica usato per avvolgere le tipiche confezioni da 6 bottiglie.
Le scritte sotto accusa sono “Impatto zero, e una seconda frase riportata in caratteri tipografici molto più piccoli, dove si dice  che Ferrarelle "compensa la CO2, emessa nell’atmosfera  per produrre questa bottiglia  di  acqua con la creazione e la tutela di nuove foreste“. Il motivo è presto detto. Ferrarelle ha ottenuto da Lifegate la possibilità di usare per due mesi il marchio “Impatto zero” su circa 26 milioni di bottiglie di plastica (*).

Per avere il marchio la società ha versato una somma destinata a riforestare un’ampia area boschiva, in modo da compensare le emissioni di anidride carbonica collegate alla produzione delle bottiglie. 

martedì 20 dicembre 2011

I consumatori: ''Anticipare i saldi a dicembre''

19 dicembre 2011 www.ilsalvagente.it 

Si parte in anticipo in tutta Italia. Gli sconti dal 2 e dal 5 gennaio.

Saldi anticipati per la maggior parte delle regioni italiane.
Nel Lazio partiranno il 5 gennaio,  così come a Milano, Torino, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Ancona e Perugia, insieme a Napoli e Bari, Cagliari e Reggio Calabria. A Palermo, invece, si inizierà il 2, a Roma bisognerà aspettare il giorno dell’Epifania.
  
Ma gli sconti sono già iniziati
Non è un mistero, però, che a causa della crisi di quest’anno  moltissimi esercizio hanno iniziato le vendite promozionali nel periodo prenatalizio, e applicano sconti del 20 e del 30%. E la cosa è confermata da Confesercenti, che fa notare che “molti negozianti li applicano già, soprattutto i negozi di abbigliamento. Uno degli effetti della crisi".

L'Adoc: "Meglio dal 22 dicembre"

L'associazione dei consumatori Adoc chiede di anticipare le date a giovedì 22 dicembre, in deroga alle decisioni regionali di farli partire agli inizi di gennaio.
“La spesa per gli acquisti di Natale è in calo del 16% rispetto allo scorso anno, fare iniziare i saldi dopo le Feste è deleterio sia per i consumatori, che hanno già esaurito il loro budget che per i commercianti": dichiara il presidente Carlo Pileri. "Dopo le Feste i soldi saranno esauriti, non ha senso far iniziare i saldi a gennaio, il crollo degli acquisti potrebbe superare il 30% rispetto al 2010. In questo periodo di vacche magre anche i centri commerciali, per la prima volta, accusano il colpo, le vendite sono calate dell’8%, gli unici a beneficiarne sono gli outlet e i negozi online.”

Il Codacons: "Una follia anticipare i saldi"

D'accordo con l'anticipare i saldi a dicembre anche il Codacons. "La partenza dei saldi invernali a ridosso del termine delle festività natalizie - spiega l'associazione - rappresenta un errore fatale che provocherà un enorme danno al settore del commercio, ai negozianti e ai consumatori".
Secondo il presidente Codacons, Carlo Rienzi: "I soldi delle famiglie italiane sono stati già spesi per le feste di Natale, per i regali, e per festeggiare il Capodanno, e poco e nulla resterà per gli acquisti durante i saldi".

Dal 1° gennaio la liberalizzazione degli orari

C’è dell’altro. Come fa infatti notare l’Aduc, dal 1 gennaio scatta la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali, che decreterà l'apertura completa del mercato. Negozi aperti tutti i giorni a tutte le ore, e con la possibilità di fare vendite promozionali in tutti i periodi dell'anno.

Pubblicità ingannevole: la pasta Piccolini Barilla non è per bambini con meno di 3 anni, cambiare subito l'etichetta

domenica 04 dicembre 2011 www.ilfattoalimentare.it


La pasta “Piccolini” Barilla non è un prodotto per la prima infanzia ma solo per bambini con più di tre anni. Lo ha denunciato nel maggio 2010 la rivista “il Salvagente” con un servizio di copertina, ma la notizia ha assunto rilievo solo il 30 novembre 2011, quando Plasmon ha proposto sulle principali testate una pubblicità comparativa, tra le sue Pennette e le penne rigate Barilla Mini (vedi foto).

Nella tabella si evidenzia come le Mini penne rigate Piccolini Barilla hanno un contenuto di residui di antiparassitari e di micotossine non compatibili con gli stringenti requisiti dettati dalla normativa sugli alimenti per l'infanzia (0-3 anni). Proprio come segnalato oltre un anno fa da "Il Salvagente", che puntava il dito anche contro le paste Gs "Topolino and friends", Rummo Mezze penne rigate, Carrefour anellini, Coop lumachine e ditalini (alcune non più in commercio).

La  legge prevede restrizioni severe per il cibo destinato alla prima infanzia, e molte paste (tra cui i Piccolini Barilla) contengono troppi residui e micotossine per essere classificate come tali. Dopo il servizio de "Il Salvagente" Barilla era subito corsa ai ripari, inserendo sulle confezioni di sughi per bambini della linea Piccolini la scritta “Per consumatori sopra i tre anni". La dicitura però non è stata inserita nelle confezioni della pasta e per questo motivo si è scatenata la reazione della Plasmon.


La pubblicità dei "Piccolini" di Barilla sarà sottoposta alle valutazioni dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (Iap) e/o dell'Autorità garante della concorrenza del mercato (Antitrust). Lo Iap e l'Antitrust valuteranno se le etichette e la pubblicità dei "Piccolini" sono state sufficientemente chiare nel comunicare ai consumatori che si tratta di paste destinate esclusivamente ai bambini più grandi. Valuteranno anche la correttezza delle informazioni commerciali fornite sulla pagina Facebook dove le mamme dibattono su quale pasta dare ai propri bambini.

Barilla ha reagito con durezza alle accuse di Plasmon, pubblicando il giorno dopo un annuncio sui quotidiani (vedi foto) dicendo che non si possono fare confronti tra prodotti destinati a fasce diverse di consumatori. Ma è proprio così, la differenza tra le due diverse categorie di prodotti è realmente così chiara? Secondo una ricerca di mercato eseguita da Plasmon no, visto che l’80% delle mamme utilizzerebbe le paste della linea "Piccolini" anche nella prima infanzia, come pure biscotti del Mulino Bianco - come Le macine - da sciogliere nel biberon.

lunedì 19 dicembre 2011

Altromercato: bilancio consolidato di 47 milioni di euro

di redazione - 14 dicembre 2011     www.altreconomia.it

Crescita del fatturato pari al 6,5% rispetto all’anno precedente  per la centrale di importazione di prodotti di commercio equo (un consorzio composto da 125 cooperative e organizzazioni non-profit, oltre 300 negozi su tutto il territorio italiano) e aumento dell’utile netto dopo i ristorni di oltre 320 mila euro.
 

www.altromercato.it
In occasione dell’Assemblea dei Soci del Consorzio Ctm altromercato – la maggiore organizzazione di commercio equo e solidale operante in Italia –, che si è svolta a novembre a Torino, è stato approvato il bilancio d’esercizio per l’anno fiscale 2010-2011, conclusosi il 30 giugno 2011.

La capogruppo CTM Altromercato registra un dato di chiusura assai positivo con un fatturato di quasi 37 milioni di euro. Per la prima volta è stato realizzato anche il Bilancio consolidato del Gruppo Altromercato, che include oltre ai risultati economici di Altromercato, anche quelli delle controllate Altromercato S.A (Argentina) e Inventa S.r.L., società che gestisce le filiere tessili, e la collegata CTM Agrofair S.r.L, specializzata nella frutta esotica equo solidale e in gran parte biologica. Il primo bilancio consolidato si chiude quest’anno a 46,95 milioni di euro con un utile netto pari a oltre 320.000 euro.