di Andrea Bertaglio | 5 novembre 2011
Un nuovo rapporto, intitolato “L’imperatore Ogm è nudo”, redatto da
ben 20 organizzazioni internazionali e pubblicato da Navdanya
International, fotografa con estrema chiarezza le conseguenze degli
organismi geneticamente modificati. Tutte negative
Quindici milioni di contadini sono ostaggio degli Ogm, e
250.000
agricoltori – ridotti sul lastrico –
si sono tolti la vita negli ultimi
anni.
È l’agghiacciante denuncia lanciata dalla studiosa ed attivista
indiana
Vandana Shiva: il 70% del commercio globale di
sementi è ormai controllato da appena tre grandi multinazionali, e gli
organismi geneticamente modificati, che dovevano aumentare le produzioni
e ridurre i pesticidi, stanno condizionando il sistema agricolo
mondiale.
Lo afferma senza mezzi termini un nuovo rapporto, intitolato “
L’imperatore Ogm è nudo”, redatto da ben 20 organizzazioni internazionali e pubblicato da
Navdanya International,
associazione con sede a Firenze. Presentati sin dall’inizio come
potenziale soluzione alle crisi alimentari globali, all’erosione dei
suoli e all’uso di sostanze chimiche in agricoltura, oggi gli Ogm
coprono oltre un miliardo e mezzo di ettari di terreni in 29 diverse
nazioni. Ma non sembrano aver mantenuto le promesse.
Tra le delusioni degli Ogm, la lotta contro i parassiti:
le nuove
colture hanno favorito la diffusione di specie nocive e ancora più
pericolose. In Cina, dove
il cotone Bt resistente agli insetti è
largamente diffuso, i parassiti sono infatti aumentati di 12 volte dal
1997. Non solo, una ricerca del 2008 dell’
International Journal of Biotechnology
ha rivelato che tutti i benefici dovuti alla coltivazione di questo
tipo di cotone erano stati annullati sia nella Repubblica Popolare che
nella vicina India dal crescente uso di pesticidi, necessari in quantità
sempre maggiori proprio per combattere questi nuovi “super-parassiti”.
Stessa sorte per i coltivatori di soia gm in Brasile ed Argentina che,
dalla conversione delle loro colture, hanno dovuto raddoppiare l’uso di
erbicidi per disfarsi di super-weeds capaci di crescere anche di un
centimetro al giorno (come l’erba infestante pigweed). E ciò senza
neppure il vantaggio di avere coltivazioni più resistenti al sole o alla
siccità.
Secondo The Gmo Emperor has no clothes. Global Citizens Report on the State of GMOs, gli
Ogm hanno solamente portato poche multinazionali ad un inquietante strapotere.
Basti pensare che le sole
Monsanto, Dupont e Syngenta controllano oggi
il 70% del commercio globale di sementi. Un fatto che permette ai tre
colossi biotech di stabilire (ed alzare) i prezzi a loro piacimento. Ma
che proprio per questo, secondo gli scienziati, sta avendo conseguenze
devastanti su molti degli oltre 15 milioni di agricoltori diventati loro
clienti.
In Africa, Sud America e soprattutto in India, i suicidi di contadini
impossibilitati a sostenere i costi sempre più elevati dell’agricoltura
intensiva imposta dagli organismi geneticamente modificati sono arrivati
a livelli inaccettabili. Solo nel Paese asiatico, ricorda
Vandana Shiva
(che presiede Navdanya International), negli ultimi 15 anni le persone
che si sono tolte la vita per questo motivo hanno superato le 250mila
unità: quasi una ogni mezz’ora, dal 1996 ad oggi.
Oltre che gli effetti ambientali e sociali, gli studiosi temono
conseguenze sulla salute, anche se ufficialmente non ancora dimostrate.
Non solo nei Paesi “poveri”, ma anche negli
Usa, che 15 anni fa
lanciarono le coltivazioni gm: oggi gli Stati Uniti ne sono il primo
produttore mondiale, con il 93% delle coltivazioni di soia, l’80% del
cotone, il 62% della colza e il 95% della barbabietola da zucchero.
In
Europa gli organismi geneticamente modificati non sono ancora
penetrati come nel resto del mondo, ma manca poco:
“L’Ue – spiega il
rapporto – importa il 70% dei mangimi, in massima parte soia e mais
provenienti dagli Stati Uniti” e quasi sempre geneticamente modificati.
Di conseguenza, anche dove non permessi, gli Ogm “sono potenzialmente
presenti nelle farine di mais e di soia, che figurano come ingredienti
di tantissimi prodotti alimentari”.
Un fatto che non dovrebbe creare allarmismi, per
Mark Buckingham
della GM’s industry’s Agriculture and Biotechnology Council, che al
contrario elogia gli enormi potenziali benefici di queste tecnologie.
“Dall’India al Sudafrica, milioni di contadini hanno già valutato
l’impatto positivo che la tecnologia degli Ogm può avere sul loro
lavoro”, afferma il dottor Buckingham: “La popolazione mondiale
raggiungerà i nove miliardi entro il 2050. Un significativo aumento dei
raccolti è quindi necessario, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”.
Il continuo progredire della ricerca, inoltre, secondo
Buckingham
potrà portare gli Ogm a fronteggiare anche sfide come quella dei
cambiamenti climatici: “Si sta sviluppando una tecnologia per la
tolleranza alla siccità, che permetterà alle colture di affrontare senza
problemi periodi di bassa umidità dei terreni”. Ogm come soluzione ai
problemi ambientali? Per Vandana Shiva, in realtà “il modello degli Ogm
scoraggia i contadini nel provare metodi di coltivazione più ecologici”,
e le corporation che lo promuovono stanno “distruggendo le alternative”
al solo scopo di “perseguire il profitto”.