mercoledì 21 settembre 2011

Prodotti di stagione: Rotolini di peperoni e cuscus ai fiori di zucca



Portata: primo
Porzioni4 persone
Minuti di Preparazione30 minuti di preparazione
Minuti di Cottura20 minuti di cottura
DifficoltàFacile
Kilocalorie300 Kilocalorie
INGREDIENTI
- 150 g di cuscus
- 25 g di pinoli
- 2 spicchi di aglio
- 1 mazzetto di maggiorana
- 1 bustina di zafferano
- 300 ml di brodo vegetale
- olio
- sale
- 4 fiori di zucca

lunedì 19 settembre 2011

Nozze gay: New York-Russia 1 a 0. E l’Italia?

di Matteo Winkler 28 giugno 2011

Il mondo è bello perchè è vario. Anzi, è bruttissimo.

E’ vario perché rispetto a certi temi si riscontrano da un paese all’altro differenze abissali. Pensiamo alla monogamia, che alcuni considerano principio naturale, ma che tanto naturale non è, visto che in molti paesi la poligamia è legale e permessa.

Il mondo è pure bruttissimo, però, perche in certi paesi si finisce ancora in galera per aver organizzato un Gay Pride. Il quotidiano Repubblica ha pubblicato oggi nella sua versione online alcune foto di omosessuali russi imprigionati per aver marciato sulla pubblica via in difesa dell’orgoglio omosessuale.

Queste foto mi hanno colpito: non vedo piume di struzzo, tanga, fruste o borse di cuoio – le cose che vorrebbe vedere chi definisce il Gay Pride “una baracconata” - bensì semplici ragazzi, alcuni evidentemente molto giovani, che vestono come molti loro coetanei. Qual è la loro colpa? Quella di aver esercitato un diritto, il diritto alla libera espressione di sé, il diritto di mostrarsi per ciò che si è, il diritto di dire che l’orientamento sessuale è una differenza che non può contare e che tutti i cittadini hanno la stessa dignità sociale e politica indipendentemente dal sesso della persona con cui decidono di legarsi.

Ci sarà chi dirà, ovviamente, che se la sono cercata. Certo, se fossero rimasti chiusi in casa, non sarebbero in cella.

Sono commenti un po’ ipocriti. Se Gesù fosse rimasto chiuso in casa, non avremmo avuto il Cristianesimo. Se Beccaria non avesse deciso di scrivere Dei delitti e delle pene, oggi avremmo ancora la garrota nelle carceri, e la useremmo.  Come se le grandi conquiste di libertà non fossero sempre stati il risultato dell’azione, ma soltanto un’ipotesi, una serie di se solo teorici. Non occorre essere degli storici raffinati per capire che non è così: la libertà si coltiva esercitandola, e non semplicemente leggendola sui manuali di diritto costituzionale.

Stupisce oggi la varietà delle soluzioni esistenti da paese a paese.

Sabato 25 giugno scorso, lo Stato di New York ha approvato una legge che consente alle persone dello stesso sesso di sposarsi. Una legge voluta da un governatore conservatore e prodotto di anni di discussioni e lotte. Il percorso è stato faticoso. Una Corte d’appello spaccata nel 2006, proprio poco dopo i festeggiamenti del Gay Pride newyorchese, aveva detto che il principio di uguaglianza non impone affatto il riconoscimento del diritto di sposarsi. La motivazione era molto debole: il matrimonio omosessuale non è procreativo, disse la Corte, e quindi il legislatore ben può vietare alle coppie gay e lesbiche di sposarsi.

Quella pronuncia, sulla quale sono piovute feroci critiche, non aveva impedito ai giudici di riconoscere i matrimoni contratti all’estero, col paradosso che la stessa amministrazione dello Stato aveva ordinato di trascrivere matrimoni conclusi in Canada, Massachusetts e altrove, mentre i newyorchesi non potevano sposarsi nel loro Stato. Ora questa contraddizione è finita.

E da noi? Sembra di essere a metà strada tra S. Pietroburgo e New York, e non solo geograficamente.

Ieri il ministro Frattini ha detto che la Costituzione vieterebbe il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Baggianate. La Costituzione non vieta proprio niente, ma riconosce, all’articolo 29, la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, che è un istituto del diritto civile e può subire cambiamenti a seconda della percezione che ne ha la società e dunque il legislatore. La Costituzione, invece, garantisce a gay e lesbiche il diritto fondamentale di vivere liberamente la loro condizione di coppia. E di celebrare il Gay Pride.

Siamo dunque più vicini a New York o alla Russia? Considerando che qualcuno al Comune di Milano si è lamentato perché Pisapia ha concesso il patrocinio al Gay Pride, invocando la scontentezza dei cattolici che dovrebbero così revocare la loro fiducia al sindaco, forse, la risposta a questa domanda non è proprio così scontata.


domenica 18 settembre 2011

La tecnica Cracklé

Ho scoperto questo tipo di tecnica attraverso i prodotti del commercio equo e solidale, in particolare la linea di ceramiche "Laguna" di Altromercato prodotta da Craft Link in Vietnam.
Quest'anno la linea ha il colore azzurro, in passato la si trovava in verde.

kit antipasti 'laguna' in ceramica cracklé
In questi prodotti, questa tecnica, assume un'eleganza estrema tra etico-chic. L'interno è di un azzurro mare, trasparente, con le crepe (Cracklé appunto) che ricordano le increspature dell'acqua.
L'interno è liscio, mentre l'esterno della tazza e piatto al tatto è leggermente ruvido, un piacevole contrasto.

kit teiera +6 tazze 'laguna' cracklé con cesto

Il Cracklè o craquelure, che in francese significa “ screpulatura”, è una tecnica d’invecchiamento, imita la rete di fenditure e crepe che si formano su una superficie o quadro nel tempo; conferisce stile e fascino alla vostra creazione. Ideale per dare un effetto anticato ai lavori di decoupage.

Può essere praticato su tanti tipi di superficie: sul vetro, legno, copertine di libri, diari, scatolette di cartone, metallo, terracotta, gesso, ceramica, porcellana.
Queste crepe cambiano di dimensioni in base ai tempi di asciugatura di due vernici specifiche stese una sopra l'altra: a seconda del prodotto utilizzato compaiono crepe più o meno grandi, di profondità e aspetto variabili.

Questa tecnica, infatti, non ha regole fisse anche se, generalmente, si può dire che la grandezza delle crepe dipende dal tempo di posa, ossia meno si aspetta tra la stesura delle vernici, più la prima sarà bagnata e, di conseguenza, aumenterà la grandezza della crepa

POCO TEMPO (accelerando l'asciugatura col phon ad esempio) = CREPA GRANDE
MAGGIOR TEMPO = CREPA PICCOLA


Ci sono anche altri fattori influenzano la grandezza e la profondità della crepa: ad esempio, lo spessore delle vernici (più gli strati sono spessi più le crepe saranno profonde) e l'umidità nell'aria (più umidità c'è nell'aria, meno asciuga la vernice di base, più saranno profonde le crepe).
Innanzitutto si stende sull'oggetto una mano della prima vernice, quella "invecchiante": ne esistono in commercio di diverse marche e si differenziano sia per la composizione (ad acqua o a solvente) che per l'effetto della crepa ("antica" o "porcellana"), addirittura molte aziende di prodotti per arti decorative forniscono dei veri e propri kit di lavoro. Quando la superficie sarà asciutta, ma ancora "appiccicosa" (a seconda del prodotto da 1 a 15 ore), si stende la seconda vernice (chiamata "screpolante" o comune Flatting) che, nella fase di essicazione, si "romperà" creando le crepe sulla superficie. (fonte: zaffiromagazine e girasole decor).


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Esempio di tecnica Cracklé applicata a una teiera.













vaso  lungo azzurro in vetro cracklè-Vietnam