domenica 11 settembre 2011

Bocciato il latte di crescita per bambini da uno a tre anni da un autorevole istituto tedesco. L'opinione diversa dei produttori

08 settembre 2011 

«Nell'ambito di una dieta equilibrata, il latte di crescita per bambini tra uno e tre anni è superfluo». È netto e senza appello il giudizio sul latte di crescita per l'infanzia dell'Istituto tedesco per la valutazione del rischio, BfR, un ente governativo che si occupa di sicurezza degli alimenti, espresso con una nota poche settimane fa.

Stiamo parlando di un prodotto - ce ne sono di diverse marche - pensato espressamente per i bambini di età compresa tra uno e tre anni: piccoli già svezzati, che hanno ormai abbandonato il latte materno o quello artificiale per lattanti, ma che, secondo alcuni, non sarebbero ancora pronti per il latte vaccino. I due alimenti - latte di mucca e latte di crescita - si differenziano per alcune caratteristiche specifiche: il secondo contiene meno grassi e soprattutto meno proteine mentre ed è più ricco di particolari micronutrienti come vitamine e minerali (come ferro e zinco). Due aspetti che conferirebbero alcuni vantaggi ben precisi:  alcuni studi sembrano indicare una correlazione tra l'alto contenuto di proteine nell'alimentazione della prima infanzia e lo sviluppo di obesità negli anni successivi, in  questo ambito il ridotto apporto di proteine del latte di crescita potrebbe prevenire questo rischio. L'altro aspetto riguarderebbe il maggior contenuto di ferro in grado di prevenire il rischio di carenza, eventualmente ipotizzabile nel caso di un'alimentazione a base di latte di mucca. Questa è la posizione di alcuni nutrizionisti e, naturalmente, dei produttori.  

Per il BfR, però, qualcosa non torna. Per esempio: «Al momento», si legge nella nota, «non ci sono prove scientifiche definitive che mostrino come una riduzione dell'apporto proteico nei primissimi anni si accompagni davvero a un rischio minore di obesità». Un'altra preoccupazione dell'ente tedesco riguarda l'arricchimento dei latti di crescita in vitamine e minerali: c'è la possibilità di assumerne troppi, a discapito magari di altri micronutrienti presenti in maggior quantità nel latte vaccino. Insomma, conclude il presidente di BfR, Andreas Hensel: «Da un punto di vista nutrizionale e fisiologico il latte di crescita non è necessario. Meglio puntare sul latte di mucca scremato, in modo che contenga meno grassi».

Una posizione netta, dicevamo, che trova sostanzialmente d'accordo anche Claudia Carletti, nutrizionista presso l'Irccs materno-infantile Burlo Garofalo di Trieste. «I latti di crescita sono alimenti inesistenti in natura, troppo ricchi di zuccheri e per di più caratterizzati dall'aggiunta di aromi come vaniglia e cioccolato». L'esperta raccomanda dunque il latte di mucca ma, a differenza di Hensel, parla espressamente di latte intero, «meglio se fresco e di alta qualità: i bambini hanno bisogno anche di grassi». Viene spontaneo chiederle come la mettiamo con l'eccesso di proteine e Carletti risponde così: «Se la dieta è varia ed equilibrata il problema non si pone. Certo, bisogna stare attenti a che cosa si dà ai bambini: se li si riempie di formaggio stagionato, tipo grana o parmigiano, che hanno un contenuto proteico molto elevato, il rischio di esagerare con le proteine c'è, anche se magari si è scelto un latte di crescita. Non dimentichiamo, però, che gli stessi bambini ci danno una mano: non dobbiamo sottovalutare la loro capacità di autoregolarsi. Se bevono un bel bicchiere di latte fresco, magari al pasto successivo mangeranno un po' meno carne e nel complesso l'equilibrio sarà mantenuto».

Un po' più sfumata e possibilista, invece, la posizione della Società italiana di pediatria (Sip) a cui abbiamo chiesto un commento. Ce lo ha fornito Mario De Curtis, ordinario di pediatria all'Università di Roma-Sapienza, direttore dell'Unità operativa di neonatologia, patologia e terapia intensiva neonatale al Policlinico Umberto I e presidente della Commissione alimenti per l'infanzia della Sip. Tanto per cominciare, De Curtis sottolinea quanto sia difficile arrivare a conclusioni definitive su questioni che riguardano l'alimentazione infantile: «È molto complesso condurre studi clinici appropriati nelle prime epoche della vita. Per questo, il solo mezzo davvero utile a disposizione per valutare rischi e benefici di latte vaccino e latti di crescita è considerare gli apporti nutrizionali di ciascuno rispetto a quelli consigliati per questo periodo di vita».

Detto questo, però, va fatta un'altra e importante precisazione: il fatto che la dieta di un bambino sia caratterizzata da apporti nutrizionali inferiori a quelli consigliati non significa automaticamente che la salute del piccolo sarà compromessa. Anche perché «non si conosce al di sotto di quali livelli di apporti nutrizionali si possa avere certamente un rischio per la salute».

E dunque, che fare? Secondo De Curtis, le carenze del latte vaccino si possono compensare integrando con altri prodotti come oli vegetali, frutta fresca e agrumi (ma tenendo presente che può essere più difficile compensare la carenza di ferro). Per quanto riguarda i latti di crescita, invece, la sua opinione è che siano appropriati per coprire le necessità nutrizionali dei bambini di uno-tre anni. Ricorda però che «non è mai stato dimostrato che le loro particolarità qualitative e quantitative possano indurre un beneficio alla salute». Insomma, si possono usare, ma non è detto che facciano davvero meglio di altre soluzioni (a meno che non ci siano già a priori nel bambino rischi di carenze nutritive specifiche).

Concludendo: se per l'alimentazione del bambino fino all'anno di età sono tutti d'accordo - latte materno se possibile fino ad almeno sei mesi e poi formule artificiali, mai il latte di mucca - dopo l'anno la situazione si fa un po' meno certa.  

E voi lettori, come vi regolate con i vostri bambini? Che tipo di latte utilizzate? Raccontateci le vostre esperienze. 

di Valentina Murelli su www.ilfattoalimentare.it

In allegato: il commento completo di Mario De Curtis, presidente della Commissione alimenti per l'infanzia della Società italiana di pediatria

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