Alessandro Tarentini 16 novenbre 2011 www.ilfattoalimentare.it
Gli italiani negli ultimi due anni hanno
comprato il 22% in meno di frutta e verdura fresca rispetto al passato.
Potrebbe sembrare a prima vista una dato allarmante per i suoi risvolti
salutistici,
ma in realtà le scelte dei consumatori stanno solo prendendo altre
direzioni. Infatti, nello stesso periodo è cresciuto il consumo dei
prodotti della quarta gamma: le insalate miste in busta e gli
ortaggi pronti da cuocere.
L'aumento del consumo dei vegetali lavati e tagliati è dovuto all'evoluzione degli stili di vita, oltre al basso contenuto
energetico e alla ricchezza di elementi nutrizionali.
La produzione di
questo prodotto si concentra in Lombardia e
la Campania, mentre la distribuzione avviene quasi esclusivamente tramite i supermercati e
prevalentemente nel nord Italia, anche se nell'ultimo anno si è registrata
un'espansione nel meridione.
Ma se l'occhio del consumatore vede della semplice lattuga tagliata,
nella busta c'è qualcosa di più! Per esempio, la semplice operazione di
taglio
comporta la rottura delle cellule vegetali e, di conseguenza, la
liberazione
dei succhi cellulari, rendendo disponibili per i microrganismi
presenti un elevato numero di nutrienti. L'eventuale contaminazione
microbica è un evento naturale, ma possono
esserci anche agenti patogeni, per esempio a causa di alcune
pratiche durante la coltivazione, come la fertilizzazione con letame
animale.
Una volta che
le verdure vengono raccolte e trasportate nell'azienda di trasformazione sono sottoposte a lavaggio, ma difficilmente si potranno eliminare del tutto i
microbi presenti. Le operazioni devono avvenire in
condizioni di massima igienicità, rispettando elevati standard di pulizia e
operando a temperature prossime a 0°C. Così si cerca di evitare lo
sviluppo dei batteri alteranti e/o patogeni, fondamentale per l'insalata che viene consumata senza cottura.
I microrganismi non sono l'unico problema che un produttore
deve affrontare. Con l'operazione di taglio si liberano anche
degli enzimi che, a contatto con l'ossigeno presente nell'aria,
innescano una
serie di reazioni che causano l'inbrunimento dei vegetali poco gradito
dai consumatori.
Il miglior sistema per evitare l'inconveniente è il
confezionamento in atmosfera modificata (MAP): il prodotto viene
imbustato sostituendo l'aria con una miscela di gas
selezionati per aumentare la durata del prodotto
(shelf-life), inibendo lo sviluppo di microrganismi.
Questo sistema è
utilizzato poco. Più spesso le aziende si limitano a impacchettare la
verdura: e quindi è buona regola utilizzare nel più breve tempo
possibile i prodotti di quarta gamma.
In particolare, al momento dell'acquisto è bene scegliere buste integre, senza vapore acqueo (ques'ultimo
è segno che probabilmente c'è stata un'interruzione della catena del
freddo), trasportarle nelle shopper termiche (le stesse che si usano per
i surgelati) e riporle subito in frigo. Una volta aperta la busta è
bene consumare il tutto entro 48 ore.
Leggi anche: "Continuano a farci male, continuiamo a mangiare le insalate in busta" di dissapore.com
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