venerdì 3 giugno 2011

50 anni per i diritti umani di Amnesty International


Aprite il vostro giornale ogni giorno della settimana e troverete la notizia che da qualche parte del mondo qualcuno viene imprigionato, torturato o ucciso perché le sue opinioni o la sua religione sono inaccettabili al suo governo”. 


Così iniziava un articolo pubblicato il 28 maggio 1961 sul quotidiano londinese The Observer scritto dall’avvocato londinese Peter Benenson dopo aver letto che due studenti portoghesi erano stati condannati a sette anni di detenzione per aver brindato alla libertà. “Il lettore del giornale sente un nauseante senso di impotenza. Ma se questi sentimenti di disgusto ovunque nel mondo potessero essere uniti in un’azione comune qualcosa di efficace potrebbe essere fatto”. 


Da questo articolo e dalla campagna per i prigionieri dimenticati che ne seguì, nacque nel 1961 Amnesty International.
Da allora e per tutti questi 50 anni molte campagne si sono susseguite, per i prigionieri dimenticati, contro la pena di morte, fino alla più attuale “Io pretendo dignità”. Sono tante le azioni intraprese, e tanti i risultati ottenuti, in mezzo secolo di lavoro.
Centinaia di migliaia di persone hanno ritrovato la libertà o hanno avuto la vita salvata grazie a un appello. Diverse norme internazionali, come il Protocollo opzionale dell’Onu sui bambini soldato o la Convenzione sulle sparizioni forzate, sono state sviluppate grazie al contributo di Amnesty International. La nostra mobilitazione ha aperto la strada all’istituzione della Corte penale internazionale.

Anni di intense campagne, insieme a prestigiosi alleati, hanno spinto l’Onu a impegnarsi per un Trattato che regoli il commercio di armi, per impedire che finiscano nelle mani di regimi che violano i diritti umani. Mentre paese dopo paese, il mondo decideva di porre fine alle esecuzioni capitali, Amnesty International è stata al centro della coalizione che ha convinto l’Onu ad approvare una moratoria globale sulla pena di morte.
Insieme alla campagne, anche tante le mobilitazioni, dal tour mondiale Human rights now! del 1988, con artisti come Peter Gabriel, Sting e Bruce Springsteen al Palamnesty allestito dalla Sezione Italiana nel 1998di fronte alla sede della Conferenza diplomatica dell’Onu sulla Corte penale internazionale.

Tuttavia, parole come povertà, insicurezza, privazione, esclusione, discriminazione, violenza, tortura, pena di morte, detenzioni arbitrarie, processi iniqui sono ancora attuali. Fino a quando non diventeranno parole lontane, Amnesty International continuerà a chiedere ai governi di rispettare i diritti umani, di porre fine alle loro violazioni. E in questo 2011, 50° anniversario della sua nascita, lo faremo con ancora maggiore forza e impegno.

I diritti umani hanno bisogno di te. Invia un SMS al 45506

Fino al 5 Giugno puoi donare 2 €

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