sabato 17 marzo 2012

Il mais Ogm ha bisogno di pesticidi: un campanello d'allarme che rinforza il principio di precauzione

 Agnese Codignola 14 marzo 2012 www.ilfattoalimentare.it 

Il mais geneticamente modificato Bt della Monsanto, introdotto dal 2003 e protagonista delle immense colture statunitensi, sta iniziando a manifestare grandi problemi: la supposta resistenza ai parassiti delle radici sta venendo meno, costringendo gli agricoltori a pratiche scorrette e inutili, come la dispersione di pesticidi, in teoria evitata proprio grazie al mais Bt. Per questo 22 ricercatori hanno scritto una lettera congiunta all'Environmental Protection Agency (EPA) nella quale chiedono provvedimenti urgenti, prima che la situazione sfugga di mano.

Il mais Bt è stato pubblicizzato come una sorta di prodotto Ogm biologico (il termine usato è stato "biopesticida"), perché la modifica consiste nell'introduzione di tossine del batterio Bacillus thuringiensis (in particolare di una proteina chiamata Cry3Bb1), che causano la morte di diversi parassiti delle radici.

Per questo motivo è stato accolto favorevolmente da molti agricoltori statunitensi, che sono cresciuti nel tempo, al punto che oggi il Bt (insieme ad altri semi geneticamente modificati) è utilizzato in più del 90% delle coltivazioni di mais degli Stati Uniti. Queste ultime, a loro volta, occupano migliaia di ettari e hanno rimpiazzato le altre colture, perché il mais viene destinato all'alimentazione umana, a quella animale, alla produzione di bioetanolo e ad altri scopi industriali.


Tuttavia, a distanza di qualche anno, ecco i primi "effetti indesiderati". Contro di essi la Monsanto, che aveva osservato l'insorgenza di resistenza in laboratorio negli anni scorsi, consiglia di alternare la coltura di mais Bt con quella di soia o di altri mais geneticamente modificati e di spargere insetticidi a gogo. Del resto, secondo la stessa Monsanto - che afferma di seguire personalmente gli agricoltori che utilizzano le sue sementi e di lavorare insieme a loro per risolvere eventuali imprevisti - nel 2011 solo lo 0,2% dei campi coltivati con mais Bt presentava casi di perdita di resistenza ai parassiti.

L'EPA però, interpellato nei mesi scorsi, ha bollato il sistema di monitoraggio del colosso della chimica come "largamente inadeguato". E gli autori della lettera ritengono che la questione abbia dimensioni assai più preoccupanti, dal momento che casi di perdita di resistenza sono stati segnalati in Iowa, Minnesota, Illinois, Nebraska e South Dakota.

Per questo, secondo loro, insistere con l'introduzione del mais modificato può solo aggravare la situazione. Tanto più che da qualche anno le coltura di mais Bt vengono introdotte anche in aree dove non ve ne sarebbe alcun bisogno perché la presenza di parassiti è del tutto sotto controllo.

Inoltre - sottolineano sempre gli autori dell'appello - utilizzare insetticidi e pesticidi su mais Ogm è del tutto sconsigliabile, non solo perché ciò fa lievitare i costi, ma anche perché distorce le dimensioni del problema e impedisce di conoscere la situazione reale, unico modo per approntare i giusti provvedimenti e le misure preventive.

Al di là della questione specifica, la storia del mais Monsanto rappresenta un campanello d'allarme e costituisce l'amara dimostrazione del fatto che c'è ancora molto da capire su queste piante, e ciò dovrebbe indurre a utilizzare di più e meglio il principio di precauzione, prima di permettere un utilizzo intensivo.

Nessun commento:

Posta un commento