giovedì 15 marzo 2012

“Rompiscatole” III. Quant’è sostenibile il tonno in scatola? News - 15 marzo, 2012

di Greenpeace  
Sai che tonno mangi? Scoprilo con la terza edizione della nostra classifica “Rompiscatole” sulla sostenibilità delle scatolette. A due anni dalla prima, i punteggi migliorano anche se non c'è ancora nessuna azienda che riesce a raggiungere la fascia verde. Asdomar rimane al primo posto seguito da Mareblu. Resta dietro Rio Mare perché non prende gli stessi impegni. Agli ultimi posti Nostromo, MareAperto STAR e Maruzzella.  
 
  Asdomar offre in una parte dei propri prodotti il più sostenibile tonnetto striato pescato con canna e fornisce tutte le informazioni in etichetta. Ma per entrare in fascia verde deve adottare gli stessi standard in tutta la produzione. Al secondo posto Mareblu: una settimana fa si è impegnato a utilizzare solo metodi di pesca sostenibili per il 100 per cento dei propri prodotti entro il 2016.

Rio Mare, invece, è il leader delle vendite in Italia ma non lo è per sostenibilità: non offre alcun prodotto sostenibile e una "qualità responsabile" a metà. Se vuole essere davvero il primo, deve eliminare dall’intera produzione metodi di pesca distruttivi, come l’utilizzo dei FAD. I FAD, ovvero quegli oggetti galleggianti utilizzati per concentrare i pesci, sono responsabili della cattura di esemplari giovani di tonno, e di numerose specie marine, tra cui squali, mante e tartarughe. Chiedi anche tu a Rio Mare di impegnarsi al 100 per cento. Partecipa  alla petizione su www.greenpeace.it/tonnointrappola/
Tra i risultati più significativi che abbiamo ottenuto in questa edizione della classifica c'è l’impegno di molte aziende verso una maggiore trasparenza. Entro la fine del 2012, infatti, al posto della semplice scritta “Ingredienti: tonno” ben dieci aziende delle quattordici in classifica riporteranno in etichetta nome della specie e area di pesca, e di queste, tre inseriranno anche il metodo di pesca.
Quando sono i consumatori a chiederlo, il mercato si muove. Dopo aver denunciato la mancanza di trasparenza del settore, lo scorso novembre, migliaia di persone hanno chiesto più informazioni in etichetta, e le aziende si sono decise a farlo. Adesso sempre più marchi devono garantire ai consumatori metodi di pesca sostenibili.

La grande distribuzione, che sul mercato inglese è stata la prima a offrire prodotti sostenibili, in Italia fa pochi passi avanti. Grandi supermercati come Auchan, Carefour e Conad non hanno ancora adottato precisi criteri di sostenibilità nella scelta del tonno e le loro scatolette sono tra le meno trasparenti.

Callipo scende in classifica perché nonostante l’impegno a vedere nel 75 per cento dei propri prodotti tonno pescato senza FAD, non fornisce la sufficiente certificazione per garantirlo. E non serve neanche affrettarsi ad avere un documento sulla sostenibilità se privo di impegni concreti per una pesca sostenibile. Come nel caso di Nostromo, MareAperto STAR e Maruzzella che rimangono sul fondo della classifica per non aver adottato alcun criterio che garantisca ai consumatori che il proprio tonno non arrivi da una pesca distruttiva. 

Le decisioni delle aziende possono davvero trasformare il mercato. È necessario impegnarsi a vendere solo tonno pescato in modo sostenibile, favorire il recupero degli stock, evitando quelli  a rischio, e incentivare una migliore gestione della pesca. Alcuni marchi hanno dimostrato che cambiare è possibile. Cosa aspetta Rio Mare, insieme agli altri grandi attori del mercato italiano?

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