mercoledì 18 maggio 2011

Microsoft su Skype La piattaforma Voip acquistata per 8,5 miliardi di dollari.

di Giuliano Di Caro

Alla fine Microsoft c'è riuscita. Il 10 maggio è stato siglato l'accordo dell'acquisto di Skype per 8,5 miliardi di dollari (leggi l'analisi economica dell'acquisizione di Skype dal colosso di Redmond). I rumour su una possibile acquisizione da parte del gigante di Bill Gates del servizio di telefonia web più popolare del mondo si rincorrevano da settimane. Prima aveva tentato Google, cinque giorni fa Facebook e ora Microsoft.L'unica che è riuscita a portare a termine la missione.

The Skype Affair

Una telenovela che è andata avanti a suon di indiscrezioni e cifre roboanti.  Microsoft ha deciso di mettere sul piatto 8,5 miliardi di dollari per acquistare la piattaforma Voip, (Voice over internet protocol), che permette di parlare gratuitamente tra due computer connessi al web o chiamare numeri telefonici a tariffe molto vantaggiose.
L'OFFERTA E LA PROPOSTA DI FACEBOOK. Il prezzo che l’azienda fondata da Bill Gates ha deciso di pagare per Skype, fondata nel 2003, è più che doppio rispetto alla presunta offerta tra i 3 e i 4 miliardi di dollari del social network di Mark Zuckerberg.
Di necessità, d’altronde, tocca far virtù. E Microsoft ha bisogno di Skype più di Facebook, che col suo oltre mezzo miliardo di utenti, gli introiti pubblicitari in crescita, la popolarità dei suoi giochi online e il lancio dei Facebook credit è già pienamente attrezzata per la contemporaneità digitale.


OLTRE A OFFICE C'È DI PIÙ.  

Tutt’altra storia invece per Microsoft, azienda la cui maggioranza dei profitti arriva ancora dalla vendita del sistema operativo Windows e dalla suite di Office. Microsoft ha insomma bisogno di svecchiare il suo meccanismo di guadagno, ancorato a un modello sorpassato dai social network e, sul versante cruciale del mobile, dagli store di app digitali, dove spadroneggiano Apple e Google. Quello con Skype sarebbe dunque un matrimonio di convenienza. Per entrambi.

Microsoft-Skype, una vittoria doppia

Per il servizio di telefonia voip creato nel 2003 da Niklas Zennstrom e Janus Friis, già inventori del sito di file sharing Kazaam, i soldi dell'acquisizione sono una manna dal cielo: denaro fresco da investire per lo sviluppo del software, di cui è stata rilasciata qualche settimana fa l’ultima versione, peraltro non priva di difetti.
BACK IN THE (DIGITAL GAME). Skype ha d’altronde un grosso limite: genera profitti discreti, vedi i 264 milioni di dollari dell’anno scorso, ma ancora contenuti se si considera la popolarità globale del software, scaricabile gratuitamente. È insomma un top player che non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità di business. Il meccanismo di vendere il credito per telefonare su cellulari e fissi ha insomma dei grossi limiti.
Entrare nelle fila di un colosso porterebbe anche un altro vantaggio: rientrare nel gioco nell’era della comunicazione multimediale integrata. Nel 2005 infatti Skype era stata acquistata da eBay per 2,6 miliardi di dollari. L’idea era utilizzare il sofware per far comunicare tra loro i potenziali acquirenti della piattaforma di aste online più celebre del mondo. L’esperimento però è fallito e nel 2009 eBay ha venduto i tre quarti di Skype a un gruppo misto di investitori, tra cui anche un fondo pensionistico canadese. Non esattamente una proprietà forte, capace cioè di proporre una visione vincente per sfruttare l’enorme patrimonio di Skype in termini di popolarità e diffusione globale.

 

SKYPE PER POTENZIARE LYNC. Dal canto suo, Microsoft sta puntando forte sul web. Con il lancio di Bing, il suo motore di ricerca, ha rosicchiato qualche punticino agli avversari. Ma è ancora Google a farla da padrone incontrastato: l’algoritmo di Larry Page e Sergej Brin è utilizzato per tre ricerche su quattro.
Microsoft ha deciso di acquistare Skype anche per un altro motivo. La divisione che sta dietro alla realizzazione della suite di Office ha creato Lync, un software che aggrega email, instant messaging e comunicazione vocale in un’unica applicazione. Se Skype entrasse a far parte della scuderia Microsoft, diventerebbe il perno di Lync e ne potenzierebbe di molto l’appeal presso i consumatori digitali. Che probabilmente non continueranno in eterno a rimpinguare le casse di Microsoft comprando le versioni di Word, Excel e Powerpoint.

 

Microsoft prova a giocarsela sul mobile

Con Skype Microsoft ha ora una freccia in più nel suo arco per star dietro al mercato con i maggiori margini di crescita, quello del mobile.
MICROSOFT MOBILE.
Il sistema operativo Windows Phone 7, lanciato l’anno scorso, ha ottenuto buone recensioni, ma non ha impattato significativamente la quota di mercato sul terreno del mobile. I rivali Apple e Google sembrano al momento intoccabili su questo versante. L’acquisto di Skype permetterebbe a Microsoft di potenziare il suo sistema operativo mobile, inserendosi in quello che di fatto è un duopolio. 


Non bastasse, dovrà guardarsi le spalle dall’ascesa di Rim/Blackberry, che col lancio del tablet PlayBook conta di consolidare e accrescere la sua presenza sul mercato del mobile, specie sul versante della comunicazione aziendale. Situazione asfittica insomma per Microsoft, che ha bisogno come il pane di avere un di più rispetto agli altri.

ARMA A DOPPIO TAGLIO? Skype rischia tuttavia di essere un’arma a doppio taglio nel rapporto con gli operatori telefonici, indispensabili per la strategia di Microsoft. I carrier vendono nei loro piani tariffari anche traffico web via mobile. E Skype considera le comunicazioni vocali come dei pacchetti dati da trasferire attraverso la Rete.
GLI OPERATORI TELEFONICI.
Il conflitto d’interesse è chiaro a tutti, non soltanto da oggi: con l’avvento degli smartphone gli operatori devono fare attenzione a non sdoganare totalmente le comunicazioni via Voip, che massacrerebbero il business della telefonia tradizionale via cellulare. Microsoft dovrà dunque giocare di fioretto: puntare eccessivamente su Skype sul fronte mobile farebbe scattare l’ostracismo dei colossi telefonici. Nemici che l’azienda fondata da Bill Gates non si potrebbe davvero permettere. 

Martedì, 10 Maggio 2011 www.lettera43.it

 

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