mercoledì 11 maggio 2011

Tonno Riomare si impegna al 45%. Ma si può essere sostenibili solo a metà?

Il tonno Riomare finalmente si muove verso la sostenibilità, ma si ferma a metà strada. L'azienda produttrice, Bolton Alimentari, ha pubblicato questa settimana la propria politica di sostenibilità. Nelle scatolette novità importanti, ma non illudiamoci: per gustare tonno Riomare senza temere di contribuire alla distruzione dei nostri oceani, dobbiamo ancora aspettare.

L'impegno

Entro il 2013 nel 45% dei prodotti dell'azienda - una tra i leader nel mercato mondiale del tonno in scatola - ci sarà solo tonno pescato con metodi sostenibili, quali amo e lenza o reti a circuizione senza FAD (Sistemi di aggregazione per pesci).
Ben fatto! Ora però deve ripulire anche l'altra metà delle proprie scatolette, se ha veramente a cuore la tutela dell'ecosistema marino.

Insieme all'impegno del 45%, la compagnia riconosce l'importanza delle riserve marine come strumento fondamentale per una gestione sostenibile delle risorse naturali, impegnandosi a non comprare tonno proveniente dalle aree d'alto mare del Pacifico Centro Occidentale, dichiarate protette dagli stati delle Isole del Pacifico.
Non solo, Bolton ha preso una posizione decisa contro la pesca illegale, decidendo di non comprare tonno trasbordato in mare, pratica che facilita la pesca pirata, o proveniente da società con pescherecci che si sono macchiati di pesca illegale.

Cosa manca

L'impegno di Riomare è un buon primo passo, ma non va abbastanza lontano. Il mercato mondiale sta cambiando, e altre aziende, che insieme a Bolton Alimentari fanno parte di ISSF, International Seafood Sustainability Foundation, si sono spinte molto più in là. Princess, la principale marca di tonno in scatola sul mercato inglese, si è recentemente impegnata a utilizzare entro il 2014 solo tonno pescato con amo e lenza o con reti a circuizione senza FAD. Stiamo parlando del 100% dei propri prodotti!

 


Cambiare davvero è quindi possibile. Bolton deve sviluppare un piano preciso per garantire ai propri consumatori il 100% di sostenibilità. Altrimenti, comprando una scatoletta di tonno Riomare che non presenta in etichetta alcuna informazione sull'area o il metodo di pesca utilizzato, avremo sempre un 50% di possibilità di contribuire alla morte di  migliaia di squali e altri organismi marini e di tonnellate di esemplari giovani di tonno pinna gialla e obeso, aggravando ancora di più la crisi degli stock.

Bolton Alimentari potrebbe fare la differenza. 



 
È una delle aziende più grandi sul mercato Europeo, presente con i suoi prodotti in oltre 30 Paesi, e leader indiscusso nel nostro con i marchi Riomare, Alco e Palmera. Il suo stabilimento nel nord Italia è il più grande stabilimento di conserve ittiche a livello europeo, in grado di produrre 3 milioni di scatolette al giorno utilizzando oltre 25000 tonnellate di tonno all'anno. Se utilizzassero prodotti pescati solo in modo sostenibile, potrebbero cambiare realmente la situazione del mare.

I passi di Riomare da gennaio 2010

A gennaio 2010, quando per la prima volta abbiamo pubblicato la classifica Rompiscatole in Italia, Riomare si trovava tra gli ultimi: nessuna politica, nessun principio di sostenibilità, nessuna informazione sulle proprie etichette.
A maggio 2010 si è poi impegnata ad adottare una precisa politica entro la fine dell'anno, guadagnando qualche posizione in classifica ma, fino a oggi, l'azienda non ha fatto nulla per cambiare davvero le proprie scatolette.
Ora che la loro politica è pubblica, è chiaro che Bolton ha considerato seriamente le tematiche ambientali. Dobbiamo adesso portarli al 100% della sostenibilità.

Consumi consapevoli in difesa del mare
 
Gli impegni di Bolton Alimentari dimostrano che le scelte dei consumatori stanno decisamente cambiando il mercato
Le altre compagnie non possono far più finta di niente,  è  ora che tutto il settore in Italia si muova. 

Non è ammissibile che grandi marchi come Nostromo, del gruppo spagnolo Calvo, o MareApero STAR continuino a ignorare il tema della sostenibilità: queste aziende non hanno ancora una politica per la sostenibilità e non danno alcuna garanzia ai consumatori.
 
Non solo, anche chi ieri era in cima alla nostra classifica, deve mettersi al passo: Mareblu, la cui politica fino a oggi era tra le più innovative, deve adesso impegnarsi a utilizzare solo metodi di pesca sostenibili per dimostrare di voler davvero tutelare l'ecosistema marino.

 
Cambiare è possibile! I produttori di tonno in scatola devono adottare fin da subito decise misure per evitare la crisi delle risorse da cui dipendono.  
I nostri oceani non possono più aspettare. 

Giorgia Monti, campaigner Mare di Greenpeace Italia

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