giovedì 14 aprile 2011

Lavastoviglie o lavaggio a mano? L'essenziale è saper usare la testa

                                           di Elisa Magrì 

Secondo un'indagine tedesca la lavastoviglie consente una riduzione dello spreco d'acqua rispetto al normale lavaggio a mano dei piatti, ma in Italia il vero problema è l'inefficienza energetica e la scorretta applicazione della procedura di smaltimento degli elettrodomestici. In realtà, per voler usare la testa, basterebbe tornare a lavare i piatti come facevano le nostre nonne: dentro una bacinella e senza l'abuso di acqua corrente.

Sembra che l'emergenza ambientale non sia più una questione oziosa sollevata da movimenti ideologizzati; al contrario, si diffondono i risultati di studi che hanno per oggetto la valutazione dell'impatto ambientale delle nostre pratiche quotidiane. È il caso di una recente indagine condotta presso l'Università di Bonn, volta a confrontare l'efficienza della lavastoviglie rispetto al lavaggio manuale dei piatti.
Lo studio, guidato dal Prof. Rainer Stamminger, è stato realizzato eseguendo un test in diversi Paesi europei (fra cui Svezia, Svizzera, Gran Bretagna ed Italia) nei quali il lavaggio manuale delle stoviglie è stato comparato con l'equivalente funzionamento della lavastoviglie secondo parametri standardizzati. 



Il risultato è che l'elettrodomestico consente di consumare una quantità di acqua inferiore a quella che si disperde lavando a mano i piatti (naturalmente ciò vale solo se si adopera la lavastoviglie a pieno carico una volta al giorno). Infatti, per pulire i piatti di una cena di 12 posti, il lavaggio manuale porta a consumare 103 litri d'acqua, mentre una lavastoviglie (di quelle 'virtuose' che, secondo gli standard europei, usano 15 litri d'acqua per un carico pieno) ne consuma 88 litri, portando ad un risparmio di 32.000 litri d'acqua all'anno.


Con l'aiuto di alcune webcam piazzate in 200 nuclei familiari europei, il Prof. Stamminger e il suo collaboratore, Dr. Paul Richter, hanno riscontrato ancora alcune inefficienze tipiche di ciascun Paese. Ad esempio, gli italiani e gli svedesi sprecano la maggior quantità d'acqua e di energia in quanto si dedicano al prelavaggio a mano delle stoviglie, prima di inserirle nell'apposito elettrodomestico. Secondo gli esperti è perfettamente inutile, perché i moderni tipi di lavastoviglie funzionano efficacemente anche senza prelavaggio. I tedeschi e i britannici, invece, scelgono programmi a temperature molto elevate, anche quando non è necessario. 

Tuttavia quello che la ricerca non prende in esame, e che almeno in Italia sarebbe il caso di tenere seriamente in considerazione, è lo smaltimento delle lavastoviglie. Lo studio tedesco raccomanda di valersi di elettrodomestici in linea con gli European Energy Label (che certificano il tipo di efficienza energetica dell'utensile), ma trascura di considerare, fra i parametri di impatto ambientale, oltre agli sprechi d'acqua e di energia, anche le garanzie di tenuta e smaltimento delle lavastoviglie. 

In Italia il problema si pone in quanto il 55% degli apparecchi dismessi è trattato in modo scorretto. Lo sostiene la ricerca commissionata all'Istituto di ricerca Ipsos da Ecodom, il consorzio del Recupero e del Riciclaggio degli elettrodomestici, ovvero il sistema collettivo nazionale che gestisce, senza fini di lucro, il trasporto, il trattamento e lo smaltimento degli apparecchi inutilizzabili secondo la normativa (RAEE).

Nonostante il recente decreto 65/2010 (entrato in vigore nel Giugno 2010), detto anche ‘uno contro uno’, in quanto obbliga le aziende produttrici, i distributori (e tra questi anche coloro che effettuano le televendite o le vendite elettroniche) dovranno adempiere all’obbligo di informare i consumatori sulla gratuità del ritiro “uno contro uno” attraverso avvisi facilmente leggibili e a ritirare gratuitamente il vecchio apparecchio elettronico al momento dell’acquisto di uno nuovo corrispondente.
Il 58% dei grandi elettrodomestici dismessi dai consumatori non viene attualmente ritirato dai rivenditori e la percentuale di RAEE* non ritirati dai rivenditori sale all’88% nel caso dei piccoli elettrodomestici. 
In particolare la ricerca mette in evidenza la mancanza di conoscenze, da parte degli italiani, in materia di smaltimento; infatti il 71% degli intervistati ignora i criteri di selezione e scarto degli apparecchi.

In un modo o nell'altro, allora, le nostre pratiche quotidiane esercitano un forte impatto ambientale; per ridurlo o gestirlo in modo efficace vale la pena prendere in considerazione il ciclo completo di ciascuna azione. E se desiderate smaltire apparecchi esauriti, consultate la mappa RAEE.

pubblicato il 13 aprile sul sito www.ilcambiamento.it

RAEE è l’acronimo che indica i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche.
RAEE, equivalente al termine europeo WEEE (Waste of Electric and Electronic Equipment), è il termine utilizzato per individuare la categoria di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche

 

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