martedì 12 aprile 2011

Mediaset vuole tutte le antenne E Masi le vende

di Giorgio Meletti

Il colpaccio che sta mettendo a segno Mediaset peserà sugli equilibri del mercato televisivo italiano. Il gruppo televisivo di B. si prepara ad acquisire il controllo della Dmt, società quotata in Borsa che rappresenta l’unico soggetto (almeno nominalmente) indipendente sul duro mercato delle antenne.

Da vent’anni la discussione sul mercato tv si è sempre concentrata su due risorse: la pubblicità e le frequenze, regolate da una successione di leggi controverse, come la Mammì del 1990, la Maccanico del 1997 e la Gasparri del 2004. Sempre pressoché ignorata è rimasta la questione delle cosiddette “torri”, le postazioni sulle cime delle montagne dove si piazzano le antenne. Per “illuminare”, come si dice in gergo, il territorio nazionale, possono occorrere da 500 a mille antenne. E’ un mercato anarchico dove l’unica legge che vale è quella del fatto compiuto. Chi ha piazzato la sua antenna su un monte ci sta per sempre. Chi arriva dopo deve chiedere ospitalità.
I primi arrivati sono la Rai, che con la sua Raiway detiene da sempre circa 1.200 torri in giro per l’Italia. Poi è arrivata Mediaset, che oggi, con la controllata Elettronica Industriale, ha circa 1.700 torri. Poi c’è la miriade di antenne e antennine delle tv locali.
Qui si impone una considerazione molto semplice: un soggetto può avere la concessione con le frequenze per trasmettere su tutta l’Italia, come nel noto e controverso caso di Europa 7, ma se non dispone delle torri per piazzare le antenne è una beffa. Mentre le frequenze le distribuisce lo Stato, le torri sono appunto affidate a un far west dove vigono solo due leggi: chi tardi arriva male alloggia e chi va via perde il posto all’osteria.

Dmt è nata una decina d’anni fa per iniziativa di Alessandro Falciai, un manager di Mediaset che si è messo in proprio, inizialmente per produrre apparati di trasmissione. Dopo alcuni anni Falciai, che nel frattempo si è quotato in Borsa, ha cominciato a comprare antenne in giro per l’Italia, incamerando anche piccoli imperi regionali indipendenti, come quelli – molto noti nell’ambiente – di Piero Barbagli in Toscana, di Giorgio Pinton nel Veneto e del gruppo Cattani tra Umbria e Lazio.

Oggi Dmt ha circa 1.400 antenne in giro per l’Italia. E’ un gigante, secondo solo a Mediaset. Il colosso Telecom Italia, tanto per fare un confronto, è attivo sul mercato televisivo con La7 e Mtv, e dispone di una rete di trasmissione di 800 torri sparse per l’Italia. Solo che quelle di proprietà si contano in poche decine, mentre il 90 per cento delle antenne sono ospitate in affitto da torri di altri. La maggior parte sono di Dmt. Ormai anche molte tv regionali sono inquiline di Dmt, con cui litigano sull’affitto.

La mossa di Mediaset, che ha deciso di riprendersi una realtà considerata sempre legata alla sua orbita, va letta alla luce della volontà dell’australiano Rupert Murdoch di aggredire il mercato terrestre con la sua Sky, fino a oggi relegata al satellite. E’ evidente che Murdoch aveva fino a ieri due possibilità: o prendere il bastone del pellegrino e arrampicarsi su un migliaio di montagne per intavolare un migliaio di trattative con i piccoli proprietari di antenne; oppure comprarsi Dmt, società che ha chiuso i conti 2010 con un buon aumento di fatturato e utili, ma anche debiti pari al doppio dei ricavi. Con 4 milioni di utile netto e 128 milioni di debiti la strada del ripianamento non sembra spianata.

Così, con una Dmt fatalmente disposta a farsi preda, Mediaset ha chiamato il suo vecchio dipendente e ha subito aperto il discorso per fondere le due società in una sola. Operazione semplice: fanno lo stesso mestiere, sono figlie della stessa madre (la Fininvest) e infatti hanno entrambe sede a Lissone, in provincia di Milano, a due passi da Arcore.

Murdoch, o chi altro volesse entrare nel mercato italiano, dopo questa operazione non saprà dove andare a parare. La7 si troverà inopinatamente a pagare l’affitto per le sue postazioni al concorrente Mediaset.

E intanto al direttore generale della Rai, Mauro Masi, è venuta la brillante idea di fare cassa vendendo per 300 milioni proprio le antenne di Raiway, operazione tentata senza successo già dieci anni fa dal governo Berlusconi. Dubitando che il governo consenta di venderle a Murdoch, potrebbe venderle a Mediaset, in attesa di vedere se l’Antitrust si accorge di qualcosa.

Da Il Fatto Quotidiano del 1 aprile 2011

tratto dal sito www.fattoquotidiano.it

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