martedì 26 luglio 2011

Ce l'abbiamo fatta: anche Versace rinuncia al sandblasting

22 luglio 2011
Una lunga campagna della Clean Clothes Campaign, recentemente intensificata tramite Facebook e una petizione lanciata in rete attraverso la piattaforma Change.org, ha portato la nota azienda tessile Versace ad annunciare la messa al bando della tecnica del sandblasting per la produzione dei suoi jeans.
La scorsa settimana il brand aveva inibito la possibilità  per i suoi fan di lasciare post sulla sua pagina Facebook reagendo all'iniziativa di alcuni attivisti di Abiti Puliti che chiedevano l'abolizione della sabbiatura. Poi le oltre mille firme raccolte dalla petizione. Ieri, infine, l'annuncio tanto atteso.

Già altri produttori di denim nel mondo avevano accettato di eliminare questa tecnica utilizzata per dare al jeans un look usurato e sbiancato. Dopo molti mesi di silenzio, Versace si dice ora d'accordo nel considerare inaccettabili i rischi per la salute che gli operatori addetti a questo tipo di finitura corrono quotidianamente. 


In precedenza l'azienda si era rifiutata di aderire alla campagna e di rilasciare dettagli sulle sue produzioni. Oggi, pur non rinunciando al denim schiarito, si impegna ad utilizzare tecniche alternative e sicure per la salute dei lavoratori.


I jeans sabbiati, del resto, rappresentano un'ottima fonte di guadagno per le aziende che li producono, visto che spesso sono venduti a prezzi significativamente più alti rispetto ai jeans normali; il problema è rappresentato dai costi nascosti che il sandblasting porta con se: gli operatori di questa tecnica, che lavorano nei paesi in cui molti dei nostri abiti sono prodotti – come il Bangladesh, la Cina, il Messico, l'Egitto – contraggono una forma acuta di silicosi spesso letale. A causa delle difficoltà evidenti nel monitorare tutta la catena di fornitura e viste le conseguenze fatali del sandblasting, chiediamo a tutte le aziende tessili di eliminare i denim sabbiati dalle loro produzioni.

Dall’inizio della campagna nel 2010 produttori come Benetton, Bestseller, Burberry, C&A, Carrera Jeans, Charles Vögele, Esprit, Gucci, H&M, Levi-Strauss & Co., Mango, Metro , New Look, Pepe Jeans e Replay hanno via via annunciato la messa al bando del sandblasting dai loro stabilimenti. La Clean Clothes Campaign saluta con piacere la decisione di Versace di unirsi agli altri marchi e si impegna a supportare l'azienda nel percorso di eliminazione della tecnica e di monitoraggio della catena di fornitori. 

www.abitipuliti.org



Tratto dall'articolo di Mario Portanova  22 luglio 2011Fatto quotidiano.

Resta comunque la “nota dolente dei controlli”, commenta Deborah Lucchetti (vedi libro "I vestiti nuovi del consumatore"), coordinatrice nazionale di Abiti puliti. “Non è possibile avere la garanzia al cento per cento che gli impegni siano rispettati da tutti. Le verifiche vanno fatte nell’arco di un anno e più, ma la nostra forza sta nella fitta rete di corrispondenti nei paesi produttori, che ci segnalano i problemi e danno voce a lavoratori che altrimenti nessuno ascolterebbe. Anzi, che nemmeno avrebbero la possibilità di parlare”.

La silicosi provocata dalla sabbiatura dei jeans è stata diagnosticata a un lavoratore per la prima volta nel 2005 in Turchia. Le associazioni locali affermano di aver censito 46 decessi, ma la platea degli esposti al rischio sarebbe di 8-10 mila persone. Cina, Bangladesh, PakistanMessico ed Egitto sono i paesi dove la lavorazione contestata è più diffusa.

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